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Musk alla conquista della Nuova Caledonia

Nel settembre del 2020, Elon Musk e Drew Baglino, un dirigente di Tesla, presentarono il Battery Day davanti ad un pubblico di investitori, entusiasti della presentazione di nuove batterie che contenevano molto più nichel rispetto ai modelli precedenti; di conseguenza, potevano viaggiare più lontano e a costi molto inferiori con una singola carica. Musk dichiarò di aver esortato i CEO delle principali società minerarie mondiali a produrre più nichel, definendo il metallo una chiave per accelerare la transizione verso un futuro più sostenibile, lontano dai motori a combustione. Ma questa visione nascondeva un lato oscuro: l’impatto devastante dell’estrazione del nichel su uno degli ecosistemi più unici e fragili del pianeta, la Nuova Caledonia.

La Nuova Caledonia: un gioiello naturale e un serbatoio di nichel

Questo territorio francese nel Pacifico rappresenta un paradosso ecologico e industriale. Lunga appena 400 chilometri e larga 60 l’isola è tra i più importanti depositi di nichel al mondo, con circa un quarto delle riserve globali. Ma ciò che la rende davvero unica non è solo il suo suolo ricco di minerali, ma la straordinaria biodiversità che ospita.

La Nuova Caledonia è un enigma della storia naturale, un luogo dove la ricchezza ecologica sfida le leggi della biologia. Le alte concentrazioni di nichel, generalmente tossiche per le piante, qui hanno dato vita a un processo evolutivo straordinario. Per milioni di anni, i terreni poveri e metallici dell’isola hanno favorito lo sviluppo di una flora unica, adattata a sopravvivere in condizioni estreme. Nel 1976, uno studio pubblicato su Science introdusse il termine “iperaccumulatore” per descrivere la Sebertia acuminata, una specie arborea capace di produrre lattice color verde menta contenente la più alta concentrazione mai osservata in un organismo vivente di nichel. Invece di uccidere le piante, il metallo sembra interagire con esse, influenzandone il metabolismo e favorendo adattamenti unici.

Nel 2009, una ricerca sul numero di piante vascolari uniche in diverse regioni del mondo attribuì alla Nuova Caledonia il primato assoluto: un vero santuario di biodiversità, con migliaia di specie che non esistono altrove; gli scienziati continuano incredibilmente a scoprire, in media, una nuova specie vegetale ogni mese.

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Il costo ambientale e l’impatto sulle comunità locali

L’isola si trova oggi al centro di un conflitto tra due correnti dell’ambientalismo. Da un lato, la salvaguardia della biodiversità; dall’altro, la lotta al cambiamento climatico. Il nichel, considerato cruciale per la transizione verso l’energia verde, viene estratto distruggendo le foreste che si sono evolute per milioni di anni nei terreni ultramafici dell’isola. Così, mentre il metallo alimenta una “transizione verde” globale, rischia di ridurre uno degli ecosistemi più preziosi del mondo in un paesaggio devastato.

Nel 2021, Tesla ha siglato un accordo per acquistare fino a un terzo del nichel estratto dalla miniera di Goro, una delle più grandi della Nuova Caledonia. Questo progetto, secondo i sostenitori, avrebbe dovuto migliorare gli standard ambientali e lavorativi della regione, ma l’attività estrattiva ha già lasciato profonde cicatrici sull’isola, con foreste disboscate, montagne devastate e comunità indigene kanak espropriate delle loro terre. Simbolo del conflitto tra interessi industriali e diritti delle popolazioni locali, la miniera ha generato tensioni politiche e sociali al punto che violenti proteste hanno paralizzato la capitale Nouméa nel 2023.

Il questo contesto il ruolo della Francia è tutt’altro che neutrale. La ricchezza mineraria dell’isola è probabilmente una delle ragioni principali per cui Parigi ha mantenuto il controllo sul territorio, minando di fatto sia l’autonomia politica che l’integrità ecologica dell’isola.

Una guerra perduta?

I botanici e i conservazionisti che lavorano in Nuova Caledonia spesso paragonano la loro missione a una battaglia tra Davide e Golia. Sebbene piccoli successi, come l’identificazione di nuove specie o l’implementazione di misure di compensazione, offrano momenti di speranza, la realtà è che molte di queste battaglie sono destinate a fallire.

Le foreste pluviali della Nuova Caledonia, che un tempo coprivano il 90% dell’isola, sono ora ridotte a meno del 20%. Gli ecosistemi che sopravvivono sono frammentati e vulnerabili, esposti a pressioni crescenti sia dall’industria mineraria che dai cambiamenti climatici. Un esempio emblematico è la montagna di Kopéto, dove sono state identificate ben otto specie vegetali endemiche che non crescono in nessun’altra parte del mondo, ma nonostante gli sforzi per documentarle e proteggerle, il destino di Kopéto è segnato dall’industria mineraria, che continua a espandersi senza sosta.

La Nuova Caledonia solleva una questione fondamentale sulla sostenibilità della transizione verde. Le batterie dei veicoli elettrici sono spesso presentate come una soluzione al cambiamento climatico, ma la loro produzione comporta costi ambientali e sociali significativi. In un’epoca in cui la riduzione delle emissioni di carbonio è considerata la priorità assoluta, c’è il rischio di ignorare altre dimensioni della crisi ambientale, come la perdita di biodiversità e la giustizia sociale.

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