La permanenza di Vincent Van Gogh nel cuore pulsante di Montmartre, per quanto breve, segnò un momento cruciale nella sua evoluzione artistica. I due anni trascorsi nel quartiere parigino, immerso nell’intreccio di creatività e fermento culturale, influenzarono profondamente il suo stile, portandolo ad esplorare nuove tecniche e soggetti in un contesto tanto stimolante quanto inusuale. Oggi, percorrere le vie acciottolate di Montmartre significa ripercorrere idealmente quei passi, vivere una simbiosi tra il moderno e il contemporaneo, una dimensione a metà tra la realtà e il mondo onirico dell’artista.
La Montmartre di Van Gogh
L’arrivo di Van Gogh a Parigi, nel 1886, avvenne in un periodo di fermento senza precedenti per il mondo dell’arte. Il Gruppo di Batignolles aveva appena lanciato il movimento impressionista. Tra i vari quartieri che animavano la città, Montmartre era una fucina di idee e creatività: un villaggio dall’anima bohémienne che divenne luogo d’incontro per pittori, scrittori e poeti, insieme alla popolazione operaia e ai borghesi che popolavano caffè e cabaret. Le serate erano animate da discussioni artistiche e politiche, e tra un bicchiere e un ballo si respirava il desiderio di raccontare il mondo attraverso nuovi linguaggi.
In questo contesto, il giovane Vincent, allora non ancora famoso, condivise un appartamento in Rue Lepic con suo fratello Theo, noto mercante d’arte. Theo, figura chiave per il sostegno morale e finanziario dell’artista, non solo gli fornì un ambiente sicuro dove vivere, ma lo introdusse alla cerchia dei più importanti pittori dell’epoca, tra cui Monet, Gauguin e Pissarro. Fu a Parigi che Van Gogh intraprese studi formali sotto la guida di Fernand Cormon, un affermato artista che offrì a Vincent solide basi tecniche. Ma furono soprattutto gli incontri informali con altri artisti e l’assidua frequentazione degli atelier di Montmartre che lasciarono un segno duraturo sul suo stile.
La collina di Montmartre con la cava di pietra: natura e centro urbano
Le colline di Montmartre, con la loro vista mozzafiato su Parigi, offrirono a Van Gogh spunti per uno dei suoi primi quadri parigini, La collina di Montmartre con cava di pietra, realizzato tra giugno e luglio 1886. In quest’opera, Van Gogh rappresenta il lato rurale e semplice di Montmartre, contrastante con il centro città. La cava di pietra di Rue Caulaincourt, immortalata dal pittore, racconta di un mondo in trasformazione, dove il paesaggio naturale incontra un’urbanizzazione ancora poco invadente. Mentre i famosi mulini a vento dominano la cima della collina, intorno si estende una Parigi appena affacciata alla modernità.
Qui, il tocco dell’artista è ancora influenzato dalla tradizione e i toni sono scuri e riflessivi. Ma già emergono i primi accenni di quella vivacità cromatica che diventerà il marchio di fabbrica della sua maturità artistica.
Veduta di Parigi: una finestra sul futuro
Nello stesso periodo Van Gogh realizza Veduta di Parigi, una tela che ritrae la città vista dalla sommità della collina di Montmartre. In questo dipinto si riconoscono luoghi iconici, come Notre Dame, il Louvre e il Panthéon, raccontati con una prospettiva che evidenzia la loro importanza simbolica. Gli edifici sono delineati con cura, mentre il paesaggio circostante assume una sfumatura sfuggente. Van Gogh esplora qui uno stile naturalista, dove cielo ed edifici coesistono in un’armonia di toni delicati, offrendo una veduta che appare ferma nel tempo, eppure carica di futuro.
Oggi, visitare la Basilica del Sacro Cuore di Montmartre offre la possibilità di rivivere in parte lo sguardo di Van Gogh, che da quell’altura scrutava la Parigi pulsante di fine Ottocento.
Agostina Segatori al Café du Tambourin: un ritorno all’essenziale
Nel 1887, Van Gogh dipinge uno dei suoi ritratti più iconici di questo periodo: Agostina Segatori seduta al Café du Tambourin. Il Café, situato in Boulevard de Clichy, era di proprietà della stessa Agostina, una donna dal carattere forte che aveva posato per artisti come Degas, Manet e Corot. Nella sua interpretazione, Van Gogh ritrae Agostina con un tocco intimo, sottolineando la familiarità della scena e lasciando trapelare il possibile legame sentimentale tra i due.
Agostina appare in un ritratto dove si fondono influenze occidentali e tratti ispirati all’arte giapponese, in particolare lo stile Ukiyo-e. Qui, Van Gogh inizia a sperimentare con colori vividi e forme piatte, segno di una crescente sicurezza nel proprio stile. La scena, con tavoli che richiamano la forma dei tamburelli, esprime la vivacità del locale e suggerisce come il caffè fosse non solo un luogo d’incontro, ma un microcosmo per artisti e intellettuali in cerca di nuove ispirazioni.
Boulevard de Clichy e i nuovi linguaggi
Van Gogh ritrae spesso il Boulevard de Clichy, una strada che percorreva regolarmente per raggiungere i suoi ritrovi preferiti, come il Café du Tambourin e il celebre Moulin de la Galette. In questo dipinto del 1887, Vincent utilizza una tavolozza più luminosa e vivace rispetto alle opere precedenti, anticipando l’evoluzione cromatica della sua successiva produzione. Adotta una pennellata rapida e breve, che trasmette l’idea di un istante fugace e vitale, tratto distintivo degli impressionisti.
Sotto l’influenza dell’amico Paul Signac, Van Gogh esplora tecniche innovative come il puntinismo, creando un effetto di movimento e vivacità.
Veduta dalla finestra di Vincent in Rue Lepic: il quotidiano che diventa arte
Uno dei soggetti più personali, datato 1887; una scena che ritrae la città dalla finestra del suo appartamento. Questo quadro esprime la vitalità di Parigi attraverso colori intensi e vivaci. L’uso combinato di punti e trattini dipinge una città che appare animata e in continuo movimento, un riflesso dello stato d’animo dell’artista che, pur amando Parigi, era già alla ricerca di orizzonti più luminosi e tranquilli.
L’appartamento di Rue Lepic è ancora visitabile oggi, e una targa ricorda il luogo dove Van Gogh visse e creò alcune delle sue opere più emblematiche, permettendo ai visitatori di entrare in connessione con la sua vita quotidiana.
L’Ingresso al Moulin de la Galette: un’icona di Parigi
Un altro luogo simbolico ritratto da Van Gogh è il Moulin de la Galette, immortalato anche da artisti come Renoir e Pissarro. Nell’interpretazione di Van Gogh, il celebre mulino è visto attraverso un ingresso solitario e tranquillo, lontano dalla vivacità festosa dei suoi contemporanei. Qui, Van Gogh adotta tonalità chiare e luminose, e le influenze giapponesi emergono nuovamente nella semplificazione delle forme, che conferiscono alla scena un’aura serena e sospesa.
Oggi il Moulin de la Galette è un ristorante iconico, offrendo la possibilità di rivivere lo spirito bohémien di fine Ottocento con una vista panoramica e una cucina raffinata.
Montmartre, l’eredità di Van Gogh
Passeggiare per Montmartre oggi significa vivere l’eredità culturale di Vincent Van Gogh e del suo straordinario percorso artistico. Ogni strada, edificio e angolo racconta di un’epoca in cui l’arte e la vita si mescolavano senza soluzione di continuità, creando un patrimonio che ancora oggi risuona nelle sale dei musei e nelle vie della città. Per chi cerca di cogliere la vera essenza di Montmartre, basta uno sguardo agli scorci dipinti da Van Gogh, che, seppur legato a un tempo passato, è ancora capace di riempire di luce e vitalità ogni angolo del quartiere parigino.