Qualche giorno fa il Wall Street Journal ha lanciato l’allarme: il sud Europa si sta trasformando nel luna park degli americani. Un boom turistico senza precedenti che sta alimentando la crescita in luoghi che erano diventati sinonimi di stagnazione economica, creando centinaia di migliaia di posti di lavoro e riempiendo le casse dei governi. Anche se alcuni temono che il boom possa creare diversi problemi, la corsa mediterranea all’ospitalità sta capovolgendo la storia economica recente del continente. Negli anni Dieci del nuovo millennio, la Germania e altre economie pesantemente manifatturiere hanno aiutato a trascinare l’Europa fuori dalla crisi del debito grazie a forti esportazioni di automobili e beni capitali, specialmente verso la Cina. Oggi, Italia, Spagna, Grecia e Portogallo contribuiscono tra un quarto e la metà della crescita annuale della regione.
Il futuro a breve termine è luminoso, e i governi stanno spingendo per cavalcare l’onda, ma non tutto è oro quel che luccica: diversi economisti, residenti e politici sono preoccupati per le implicazioni a lungo termine di questa crescita senza freni. Gli affitti e, in generale, il costo della vita stanno aumentando, rendendo più difficile per molti locali arrivare a fine mese. Un’attenzione crescente al turismo, che genera profitti rapidi ma rimane un’attività a bassa produttività, lega queste economie a un’industria altamente ciclica. A cui si aggiunge il rischio di allontanare talenti e risorse da settori potenzialmente più redditizi e strategici, come quelli tecnologico e manifatturiero. Questa “economia da museo“, come la definisce il WSJ, può supportare la creazione di ricchezza stabile e sistemi di welfare espansivi a cui siamo abituati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale? E cosa succederebbe se il dollaro dovesse scendere e i turisti americani preferissero località più convenienti?
Il Portogallo è l’esempio emblematico di questo fenomeno: gli americani hanno recentemente superato gli spagnoli come il gruppo di turisti stranieri più numeroso. Il dollaro forte insieme ad un’eccezionale ripresa post-Covid hanno reso il Paese lusitano meta per questo Grand Tour di nuovo millennio. Il turismo ora genera un quinto della produzione economica di Lisbona. Il prodotto interno lordo del Portogallo è cresciuto di quasi l’8% tra il 2019 e il 2024, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale. Il governo ha registrato un raro surplus di bilancio dell’1,2% del PIL l’anno scorso, e il rapporto debito/PIL dovrebbe scendere al 95% quest’anno, il livello più basso dal 2009. La popolazione del Portogallo sta crescendo di nuovo dopo anni di declino, grazie in parte a un afflusso di lavoratori migranti e ai vari incentivi fiscali che hanno attirato lavoratori ad alto reddito.
La tendenza fa parte di un riadattamento globale seguito ai lockdown per il Covid-19. Negli ultimi due anni le spese per viaggi e alberghi in tutto il mondo sono cresciute sette volte più velocemente dell’economia globale, secondo Oxford Economics. L’Europa, in particolare l’Europa meridionale, ne ha beneficiato di più. Anche se ospita solo il 5% della popolazione mondiale, l’Unione Europea ha ricevuto solo lo scorso anno circa un terzo di tutti i dollari spesi nel settore turistico mondiale, pari a mezzo trilione di dollari. Una delle cause è la brutale crisi del debito sovrano che ha colpito soprattutto il sud del continente poco più di un decennio fa e che ha lasciato centinaia di migliaia di lavoratori improvvisamente disponibili, rendendo l’industria turistica della regione molto più economica di altre mete ambite.
Per il Portogallo poi, c’è stata un’altra ragione, poco nota. Quando il Paese è stato salvato con un bailout di €78 miliardi nel 2011, uno dei modi in cui il governo ha accettato di ripagare il debito è stato quello di privatizzare la TAP Air Portugal, la compagnia aerea nazionale. Ha venduto una quota a un consorzio formato dal fondatore di JetBlue, David Neeleman. Una volta proprietario, Neeleman ha aumentato il numero di voli diretti dagli Stati Uniti di otto volte tra il 2015 e il 2020, aggiungendo hub importanti come JFK e Boston Logan, scommettendo che avrebbe aperto un mercato inesplorato. Con l’aumento delle prenotazioni, altre compagnie aeree statunitensi lo hanno seguito.
Eppure, nonostante i benefici economici, la sostenibilità nel lungo periodo di questo modello economico rimane una questione aperta. Il salario medio di un dipendente portoghese è di circa 1.000 euro netti al mese, e solo il 2% guadagna più di 2.000 euro. L’affitto di un bilocale a Lisbona è di oltre 1200 euro, per non parlare dell’acquisto che può superare anche i 500.000 euro. Anche negli altri comuni limitrofi i prezzi degli affitti stanno salendo, mentre le locazioni a breve termine trasformano il mercato immobiliare. Lisbona sta cercando di limitare lo strapotere di Airbnb e aumentare le tasse sui turisti, raddoppiando l’imposta cittadina notturna da 2 euro a 4 euro, il che dovrebbe generare 80 milioni di euro all’anno. Per molti residenti, però, questi rimedi non sono sufficienti. “Tutta la città è subordinata al turismo“, ha dichiarato Rita Silva, attivista per l’abitazione e ricercatrice. Affitti più alti costringono molte piccole imprese e spazi culturali e sociali a chiudere, secondo Silva. “Questa non è un’economia che serve le esigenze della maggior parte delle persone“.
Segni di malcontento stanno emergendo in tutti i Paesi coinvolti. Recentemente, decine di migliaia di residenti locali hanno protestato nelle isole Baleari e nelle Canarie contro il turismo di massa e l’affollamento. A Maiorca, gli attivisti hanno posto cartelli finti su alcune spiagge popolari che avvertono del rischio di caduta massi o pericolose meduse per dissuadere i turisti. A fronte di queste lamentele, alcune città stanno prendendo misure per regolamentare il turismo. Barcellona ha annunciato che a partire dal 2028 vieterà gli affitti brevi ai turisti per ridurre la pressione sul mercato immobiliare e proteggere i residenti locali. Alcuni economisti temono che il turismo sfrenato possa aggravare le sfide economiche esistenti in Europa. “Accontentare” i turisti è un business difficile da scalare ed è molto esposto agli sbalzi economici. Il nuovo focus del sud Europa sul turismo può escludere attività di maggior valore bloccando capitale e lavoratori, un fenomeno che alcuni economisti hanno definito “Malattia della spiaggia“.
“Il Portogallo non è un paese industrializzato. È solo il parco giochi dell’UE“, ha affermato un’ assistente amministrativa di Lisbona. Per i governi europei è più facile stimolare l’apertura di nuovi hotel e ristoranti che incentivare la costruzione di fabbriche e imprese che richiedono enormi costi iniziali e i cui risultati possono vedersi solo nel medio-lungo periodo. “Il turismo è la via più facile”, ha detto Marcos Carias, economist presso Coface. Di contro, c’è chi sostiene che il turismo attira capitale nelle regioni povere e può servire come base per costruire un’economia più diversificata. Moedas ha affermato che sta cercando di sfruttare l’afflusso di visitatori stranieri per sviluppare settori come la cultura e la tecnologia. Ad Atene, il sindaco Haris Doukas sta lavorando per estendere la stagione turistica, aumentare la durata media del soggiorno e promuovere tipi specifici di turismo, come l’organizzazione di conferenze e incontri commerciali, per attirare visitatori con un potere d’acquisto più elevato.
Al tempo stesso, però, l’altro lato della medaglia è che il costo della vita più alto e uno stipendio non commisurato, stanno incoraggiando molti studenti e laureati ad abbandonare il proprio Paese per altri che offrono migliori possibilità di carriere e stipendi. Sempre in Portogallo, più di un terzo degli studenti portoghesi lascia il Paese dopo la laurea. Puntare tutto sul turismo è un azzardo: se gli americani smettessero di venire, di colpo questo castello di carta crollerebbe perché, come affermato da un albergatore alfacinha, “gli europei non hanno soldi“.