Giovedì sera, violenti disordini hanno scosso Amsterdam dopo la partita di Europa League tra l’Ajax e il Maccabi Tel Aviv. Quella che doveva essere una serata di calcio europeo come tante, si è rapidamente trasformata in una drammatica serie di scontri.
La cronaca degli di scontri
Il Maccabi aveva raggiunto la capitale olandese per cercare di interrompere una serie negativa di tre sconfitte consecutive nella competizione europea. Purtroppo, la partita si è conclusa con una pesante sconfitta per 5-0, ma gli eventi più gravi si sono verificati fuori dallo stadio e dopo la partita.
Il primo ministro dei Paesi Bassi, Dick Schoof, ha condannato con forza la violenza, definendola “antisemita“. In una conferenza stampa tenutasi venerdì mattina ad Amsterdam, la polizia ha riferito di aver effettuato 62 arresti in tutta la città dopo che i tifosi israeliani erano stati “aggrediti, maltrattati e colpiti con fuochi d’artificio“. Cinque persone sono state portate in ospedale (dimesse venerdì), mentre altre 30 hanno riportato ferite lievi.
Il potenziale rischio era stato riconosciuto in anticipo, data la guerra in corso tra Israele e Gaza, iniziata più di un anno fa. La visita del Maccabi è coincisa, inoltre, con la settimana dell’anniversario della Kristallnacht (La notte dei cristalli), un pogrom contro la popolazione ebraica del 1938. Per prevenire i disordini, le autorità cittadine avevano schierato un contingente aggiuntivo di 800 agenti di polizia e vietato ogni manifestazione pro Palestina nelle vicinanze della Johan Cruyff Arena, lo stadio dell’Ajax. Contemporaneamente, la visita del Fenerbahce per una partita contro l’AZ Alkmaar aveva portato ad Amsterdam anche un elevato numero di tifosi turchi.
Il clima di tensione era già evidente da mercoledì sera, quando una bandiera palestinese è stata rimossa dalla facciata di un edificio nel centro di Amsterdam dai tifosi israeliani. Il capo della polizia, Peter Holla, ha poi confermato che i tifosi del Maccabi erano stati protagonisti di atti provocatori, come l’attacco a un taxi e l’incendio di una bandiera palestinese.
Per gestire la situazione, la polizia ha scortato i circa 1.000 tifosi israeliani da Piazza Dam fino alla Johan Cruyff Arena, nei pressi della quale si stava svolgendo una marcia pro Palestina. I focolai di violenza sono stati contenuti dalla polizia, ma è stato dopo la partita, una volta che i tifosi del Maccabi sono tornati nel centro di Amsterdam, che i tifosi olandesi hanno lanciato una serie di attacchi “mordi e fuggi” contro gli israeliani in diverse aree della città. I tifosi in visita sono stati quindi scortati dalla polizia e trasferiti in autobus negli hotel, mentre l’ordine è stato ristabilito solo intorno alle tre del mattino, ora locale.
“Provo profonda vergogna per il comportamento che si è manifestato“, ha dichiarato il sindaco di Amsterdam, Femke Halsema. “Nei gruppi su Telegram, si parlava di dare la caccia agli ebrei. È un pensiero orribile che mi lascia senza parole“.
La gravità della violenza ha portato la compagnia aerea israeliana El Al ad organizzare due “voli di salvataggio” nella mattinata di venerdì, con la raccomandazione ai tifosi di evitare l’uso di simboli ebraici fino al loro rientro in patria.
La violenza era legata al calcio?
La visita del Maccabi ad Amsterdam è stata certamente un catalizzatore, ma le tensioni erano già vive a causa del contesto geopolitico del conflitto in corso a Gaza e nelle altre aree del Medio Oriente. Amsterdam, città che accoglie migliaia di immigrati provenienti da Paesi a maggioranza islamica, ha assistito negli ultimi 15 mesi a frequenti marce e manifestazioni pro Palestina. La presenza di circa 1.000 tifosi israeliani ha contribuito poi ad alimentare un’atmosfera già tesa. Sui social media sono circolati video che mostrano sostenitori del Maccabi (in passato già protagonisti di atti e linguaggi razzisti) intenti a intonare slogan anti arabi e a bruciare bandiere palestinesi.
Gli attacchi subiti sono stati di conseguenza ampiamente catalogati come espressione di antisemitismo, suscitando sgomento in una città che vanta una radicata e storica comunità ebraica.
“La storia della nostra città è stata profondamente ferita” – ha dichiarato Halsema – “La cultura ebraica è stata minacciata.”
Reazioni del mondo del calcio
Lo staff e i giocatori sono rientrati a Tel Aviv solo nel pomeriggio di venerdì. Ben Mansford, amministratore delegato del club, ha parlato con la stampa all’aeroporto, esprimendo tutto il proprio sgomento:
Siamo scioccati. Siamo venuti per giocare a calcio e il motivo per cui siete qui oggi non è una partita di calcio. Grazie a Dio tutti i nostri tifosi sono tornati.
In un comunicato sul proprio sito web, il Maccabi ha inoltre annunciato che il proprietario, Mitch Goldhar, imprenditore canadese e figlio di una sopravvissuta all’Olocausto, ha scelto di restare ad Amsterdam per visitare i feriti ricoverati in ospedale e assicurarsi della sicurezza degli altri tifosi. Anche l’Ajax ha condannato con fermezza gli attacchi, una condanna condivisa dalla UEFA. In un commento ufficiale, quest’ultima ha dichiarato:
Confidiamo che le autorità competenti identificheranno e accuseranno quanti più responsabili possibili per tali azioni. La UEFA esaminerà tutti i resoconti ufficiali, raccoglierà le prove disponibili e valuterà ogni ulteriore azione appropriata in conformità con il proprio quadro normativo.
Il Maccabi Tel Aviv era già stato preso di mira in passato?
La squadra israeliana non era stata coinvolta in episodi di violenza nelle quattro precedenti trasferte europee di questa stagione (in Romania, Lituania, Serbia e Portogallo). Tuttavia, a marzo, un filmato non verificato sembrava mostrare alcuni tifosi del club coinvolti in scontri violenti ad Atene, prima di una partita di Conference League contro l’Olympiacos. I media locali greci hanno riferito che, in quell’occasione, un uomo che portava una bandiera palestinese è stato ferito durante una rissa e portato in ospedale.
Dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023, la UEFA ha stabilito che nessuna partita internazionale si sarebbe più giocata in Israele fino a nuovo avviso. E infatti finora il Maccabi ha giocato le sue partite “casalinghe” in tre sedi estere: due in Ungheria, presso la Bozsik Arena di Budapest e l’Haladas Stadium di Szombathely, e una in Serbia, presso lo stadio del Partizan Belgrado, dove disputerà anche le prossime sfide contro RFS e Porto. E tutte queste partite si sono svolte senza incidenti.
Qual è l’atteggiamento della UEFA e della FIFA nei confronti delle proteste pro Palestina negli stadi?
La UEFA e la FIFA mantengono posizioni ambigue a riguardo. Recentemente, gli ultras del Paris Saint-Germain hanno esposto uno striscione con il messaggio “Liberate la Palestina” prima della partita di Champions League contro l’Atletico Madrid, mentre i tifosi del Galatasaray hanno mostrato un cartello simile durante la sfida di Europa League contro il Tottenham Hotspur.
Secondo le norme disciplinari della UEFA, i club possono essere sanzionati per “l’uso di gesti, parole, oggetti o qualsiasi altro mezzo per trasmettere un messaggio provocatorio non adatto a un evento sportivo, in particolare di natura politica, ideologica, religiosa o offensiva“. Tuttavia, la definizione di “messaggi provocatori” è interpretativa, e il sostegno palese a una nazione potrebbe non violare tale norma.
La FIFA, intanto, ha avviato un’indagine sulla Israel Football Association (IFA) per presunte violazioni delle sue regole, in seguito alle richieste della Palestine Football Association (PFA). Questa è la terza volta quest’anno che la FIFA rinvia la decisione sulla sospensione di Israele, dopo discussioni analoghe avvenute nei congressi di maggio e luglio. La PFA ha accusato l’IFA di complicità in “violazioni senza precedenti dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale” durante il conflitto a Gaza. L’IFA respinge ogni accusa, e il presidente Shino Moshe Zuares ha definito la richiesta della PFA come un “cinico tentativo politico e ostile di danneggiare il calcio israeliano“.
Ci sono altre possibili partite del Maccabi considerate critiche?
La prossima trasferta del Maccabi Tel Aviv in Europa League è contro la squadra turca del Besiktas. Lunedì la UEFA ha confermato che la partita non si terrà a Istanbul, dopo una decisione delle autorità turche, e si disputerà invece in una sede neutrale ancora da definire.
Il Maccabi ha perso le prime quattro partite della fase a gironi dell’Europa League e non sembra destinato a proseguire nella competizione. Tuttavia, se dovesse posizionarsi tra il nono e il ventiquattresimo posto, potrebbe disputare le gare di spareggio, con conseguenti possibili rischi in altre città europee.
E che dire della nazionale israeliana?
La nazionale israeliana si prepara ad affrontare Francia e Belgio nella prossima sosta per le partite della Nations League. Il Ministero dell’Interno francese, Bruno Retailleau, ha confermato che la partita contro la Francia si terrà come previsto a Parigi il 14 novembre, nonostante le problematiche legate alla sicurezza.
Retailleau ha dichiarato sui social media:
Alcuni chiedono che la partita Francia-Israele venga spostata. Non lo accetto. La Francia non si tira indietro perché ciò equivarrebbe a cedere di fronte alle minacce di violenza e antisemitismo. Su mia richiesta, il prefetto di polizia Laurent Nunez sta adottando le misure di sicurezza necessarie per garantire che questa partita si svolga allo Stade de France, come al solito.
Questa sarà la seconda partita dell’anno che Israele disputerà fuori dall’Ungheria. Lo scorso mese, infatti, la nazionale israeliana ha giocato contro l’Italia a Udine. A settembre, invece, la partita contro il Belgio si è svolta a porte chiuse in Ungheria, dopo che le autorità belghe hanno deciso di non ospitare l’incontro per motivi di sicurezza.