Cormac McCarthy

Cormac McCarthy, il segreto custodito da tempo è ora pubblico

Durante la sua vita, Cormac McCarthy era famoso per essere una delle figure più riservate, persino solitarie, della letteratura. Nonostante il successo delle sue opere, raramente ha rilasciato interviste, preferendo al clamore del successo l’esistenza tranquilla e sobria nella sua casa di Santa Fe. Ma le recenti rivelazioni uscite in un articolo di Vanity Fair a firma di Vincenzo Barney hanno scosso il panorama culturale e non solo. Nell’articolo sono rivelati dettagli su una relazione che l’autore avrebbe intrattenuto con Augusta Britt, una ragazza di soli 16 anni, quando lui ne aveva 42. Una relazione che, secondo la Britt e Barney, avrebbe profondamente influenzato alcuni dei personaggi più iconici della sua opera.

La relazione tra McCarthy e Britt, che secondo quest’ultima è iniziata con lei ancora minorenne, appare nelle lettere private dell’autore come un filo rosso che attraversa decenni della sua vita. Britt ha descritto questa connessione come consensuale e ha sottolineato di aver trovato in McCarthy una figura di sicurezza e conforto durante un periodo di estrema vulnerabilità. “Mi sentivo persa e sola” – ha confessato – “Lui mi ha dato una casa, una stabilità, qualcosa a cui aggrapparmi.

Ma il dibattito si è acceso sul modo in cui questa relazione avrebbe plasmato l’opera dello scrittore. Barney sostiene che la Britt abbia ispirato personaggi come Alicia Western in The Passenger e Carla Jean in Non è un paese per vecchi. Una tesi, questa, che molti studiosi considerano esagerata. “Non è così che funziona l’immaginazione di un artista” – ha dichiarato Bryan Giemza, professore alla Texas Tech University – “Un personaggio è più spesso un mosaico di persone, esperienze e influenze.”

Quello che volevo veramente era un bambino. Se avessi un figlio, ne ascolterei il respiro. Se avessi un figlio non mi importerebbe della realtà.

Alicia Western, The Passenger

Dianne C. Luce, una delle principali studiose dell’autore, ha sottolineato come alcuni dei personaggi che Barney associa a Britt fossero già presenti in bozze precedenti all’incontro tra i due. “I personaggi di Wanda e Harrogate in Suttree esistevano già prima” – ha dichiarato – “La narrativa secondo cui Augusta avrebbe plasmato tutto il suo lavoro non regge a un esame più attento.” Eppure, non sono pochi coloro che riconoscono come alcuni elementi della vita della Britt potrebbero aver trovato eco nei temi ricorrenti dell’opera di McCarthy, come la vulnerabilità, il senso di perdita e il rapporto complesso con la moralità.

Cormac McCarthy

Ma questa ambiguità non dovrebbe sorprendere più di tanto, conoscendo la reputazione di un autore, che ha fatto dell’enigma e della riservatezza il suo stile. “Tutti sapevano di Augusta” – ha rivelato Laurence Gonzales, biografo ufficiale dell’autore – “Ma era un segreto condiviso, qualcosa che nessuno discuteva apertamente per rispetto del suo desiderio di privacy.” Questo silenzio ha permesso a McCarthy di mantenere un controllo quasi assoluto sulla sua immagine pubblica, ma ora il vaso di Pandora sembra essersi aperto. Britt ha condiviso alcune lettere dell’autore, tra cui messaggi romantici scritti quando lei era ancora adolescente. Una delle lettere, riportata dalla rivista, recita:

Tu sei la mia luce, il mio rifugio. Senza di te non ci sarebbe poesia.

La donna ha raccontato di come la loro relazione abbia attraversato diverse fasi: da un’intensa connessione romantica a una lunga amicizia epistolare che si è protratta fino alla morte di McCarthy nel 2023. Ha anche espresso un senso di tradimento nei confronti dell’autore, soprattutto per il modo in cui la sua vita sarebbe stata trasposta nei romanzi. “Era come se mi vedesse solo come una musa da sfruttare. Uccideva versioni di me nei suoi libri. Mi faceva sentire che non ero mai abbastanza“, ha raccontato.

La pubblicazione dell’articolo ha innescato un acceso dibattito nella comunità letteraria e tra i lettori di McCarthy. Alcuni temono che queste rivelazioni possano danneggiare l’eredità dell’autore, scoraggiando i lettori dall’avvicinarsi ai suoi libri e spingendo gli accademici a rivalutare il ruolo delle sue opere nei programmi di studio. Altri, come Aaron Gwyn, professore alla University of North Carolina, hanno preso posizioni nette, dichiarando che non avrebbe più discusso o insegnato i lavori di McCarthy. Ma la qualità artistica di un’opera dovrebbe essere valutata separatamente dalla vita dell’artista, per quanto moralmente discutibile possa essere. In questo senso, il caso di McCarthy diventa un simbolo del più ampio dibattito sulla separazione tra l’arte e l’artista, un tema che ha attraversato la storia della cultura, da Caravaggio a Roman Polanski. Ci sono molti scrittori il cui comportamento privato era riprovevole, sia per gli standard del loro tempo che per la nostra epoca più censoria (Philip Roth, per esempio, era così cattivo che il suo biografo finì per essere cancellato per aver scritto un resoconto equilibrato e serio della sua vita).

I suoi romanzi sono noti per la rappresentazione brutale e spesso disturbante della violenza, della vulnerabilità e della sofferenza, in particolare nei confronti dei personaggi femminili. Temi che ora assumono una luce diversa: l’idea che l’esperienza della Britt possa aver influenzato questi aspetti dell’opera di McCarthy è al tempo stesso affascinante e inquietante, e costringe noi lettori a confrontarci con il rapporto tra creazione artistica e realtà vissuta.

L’apertura prevista dei suoi archivi personali presso la Texas State University potrebbe fornire ulteriori dettagli sulla sua vita e sul suo processo creativo, ma rischia anche di intensificare il dibattito. La figura di McCarthy, tanto affascinante quanto controversa, continuerà a essere al centro di un confronto tra chi vede nell’artista una voce unica e insostituibile e chi, invece, ritiene che le sue azioni personali non possano essere separate dalla sua opera. In un’epoca in cui la cultura e la letteratura sono sempre più intrecciate con le dinamiche sociali e politiche, il dibattito su McCarthy non è solo una questione di critica letteraria, ma anche una riflessione sulle nostre aspettative nei confronti degli artisti e sulla nostra capacità di navigare tra la complessità dell’umano e l’aspirazione al sublime. La sua scrittura rimane un monumento alla forza e alla fragilità dell’animo umano, e il suo lascito, qualunque forma assumerà, continuerà a interrogare e sfidare le generazioni future.

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