Non ha nemmeno dieci anni, Geoffrey, quando inizia ad innamorarsi delle due ruote. Un giorno – lo racconta lui stesso – del 1933 sente il rombo dello scarico aperto di una Velocette. Amore a prima vista? No, al primo udito. Quel rombo gli aveva fatto vibrare il cuore, e il culo, e da quel momento si è accesa la scintilla: devo correre, pensava. Ma da quel giorno del 33, ne passano di anni prima di cominciare la carriera professionistica. Prima di tutto c’è il lavoro. Messo sotto da giovanissimo, impegnava il tempo, mal pagato, facendo l’apprendista in una centrale telefonica dell’Isola di Man, dove è nato. Poi il primo settembre del 1939, quando ormai Geoff ha 16 anni, il Regno Unito entra
in guerra. La Regina chiama a rapporto tutti i suoi giovani uomini per combattere il nemico nazista. Geoff risponde presente. La guerra va come sappiamo, lui torna vivo, intero, senza problematiche di sorta, pare, ma vuole a tutti i costi correre. E vuole farlo seduto, scomodo, su una moto sportiva.
Nel 1949 nasce ufficialmente il campionato del mondo di motociclismo. L’anno successivo, nel 1950, Geoff Duke fa il suo debutto ufficiale in due categorie: la 350 e la 500, entrambe in sella alla Norton, uno dei marchi più affascinanti del Regno Unito. È il suo esordio, dopo aver affrontato la Seconda guerra mondiale, a 27 anni, un’età già matura per l’epoca e soprattutto per il mondo dei motori. La gara del debutto è a casa, all’Isola di Man: si corre il Tourist Trophy. La prima è in sella alle 350. Non male come prima partecipazione a un Mondiale. Geoff va fortissimo, è un fulmine, nonostante la pericolosità della gara, anche perché in mezzo a quelle curve ci è cresciuto. Ma più veloce di lui, quel giorno, alla prima tappa del campionato, c’è il nordirlandese Artie Bell che vince all’esordio con più di un minuto di distacco su Geoff. Alla gara delle 500, però, le cose cambiano e i ruoli si sovvertono: Duke strapazza tutti in sella alla sua Norton, lasciando solo spettacolo e ammirazione sul circuito. Vince nella classe regina nella gara d’esordio con più di due minuti di vantaggio proprio su Bell che lo aveva battuto nella cilindrata inferiore. Un bell’inizio per Duke. Al primo scalino del campionato del mondo, davanti alle persone che conosce da sempre, su un circuito che ha provato e amato moltissimo, riuscire a conquistare la prima vittoria iridata nella classe più ambita di tutti, la 500, non ha prezzo.
Negli anni Cinquanta, Duke è già diventato uno che viene fermato per strada, riconosciuto tra la folla, soprattutto in Gran Bretagna dove questo sport, di fatto, nasce vista la grande partecipazione (va detto che Regno Unito e Italia sono i due Paesi che portano più piloti al Mondiale e che, storicamente, sono i più vincenti. Fino all’avvento di Stati Uniti e Spagna). La stagione successiva al binomio del ’51, Duke partecipa ancora a entrambi i campionati, ma lo scontro con Umberto Masetti non è finito. Se in 350 la situazione è più tranquilla: sono in pochi a potersi permettere il lusso di stargli davanti. In 500 gli italiani Masetti e Pagani, gli “oceanici” Kavanagh e Coleman e i connazionali Graham e Brett riescono a infastidirlo e anzi, spesso, a mettergli le ruote e il culo davanti.
Duke vince due mondiali nel 1951, 350 e 500. La stagione successiva vince nelle 350, ma viene scottato dalla classe regina. In questo istante Duke pensa di concentrarsi solo nelle 500. Dal ’53 al ’55 domina sugli avversari. Nel 1955, all’età di 32 anni conquista il suo sesto mondiale iridato. Fuoriclasse. Il pioniere dei pluricampioni del mondo e colui che ha introdotto per prima la tuta intera da moto. Un precursore anche sulla sicurezza che non è scontato per uno che ha fatto la guerra ed è tornato per raccontarlo e diventare uno dei più grandi di sempre.