cristianesimo sessualità
Illustrazione: Carl Godfrey

Come le strane credenze cristiane sul sesso hanno plasmato il mondo

Uno degli enigmi teologici più dibattuti nei primi secoli del cristianesimo riguardava la concezione della Vergine Maria. I fedeli accettavano senza esitazione il dogma secondo cui lo Spirito Santo l’avesse resa incinta, ma al contempo fosse rimasta vergine. Tuttavia, la comprensione del meccanismo attraverso cui questo miracolo fosse avvenuto divenne oggetto di un acceso dibattito. La biologia non era una preoccupazione primaria per i teologi dell’epoca, i quali avanzavano ipotesi che oggi risultano curiose, se non bizzarre: alcuni sostenevano che Dio fosse entrato in Maria attraverso gli occhi, altri attraverso le orecchie, e persino attraverso il naso.

Questa discussione evidenzia un tratto distintivo del cristianesimo: il rapporto ambivalente e spesso contraddittorio con la sessualità. Se la Bibbia e la letteratura cristiana affrontano il tema in modi differenti e talvolta opposti, la religione ha comunque costruito una dottrina sessuale che ha avuto un impatto determinante sulla cultura e sulla politica di interi popoli. Con oltre due miliardi di fedeli nel mondo, il cristianesimo continua ad esercitare una forte influenza su questioni quali il celibato, la contraccezione, l’omosessualità e l’aborto. Questo impatto non si limita ai soli credenti: in America, il dibattito sull’aborto influisce direttamente sulle elezioni politiche; in Russia, Vladimir Putin ha varato leggi contro le cosiddette “relazioni sessuali non tradizionali”; e qui in Italia si discute sulle restrizioni all’interruzione della gravidanza.

La ricerca di risposte chiare nella Bibbia si scontra con la realtà di un testo che, piuttosto che offrire una visione univoca, si presenta come una raccolta di scritti con orientamenti differenti. Il teologo Diarmaid MacCulloch, autore del recente volume Lower than the Angels: A History of Sex and Christianity, sottolinea come nella Bibbia si trovino modelli matrimoniali monogamici e poligamici, episodi di stupro, espressioni poetiche di forte carica erotica, condanne dell’omosessualità ma anche testimonianze di profonda affezione tra uomini. Secondo MacCulloch, non esiste una singola “teologia cristiana della sessualità“, ma piuttosto una molteplicità di interpretazioni che, nel corso dei secoli, sono state sistematizzate e adattate alle esigenze sociali e politiche delle diverse epoche.

Questa pluralità di approcci non ha impedito, tuttavia, la creazione di una dottrina dogmatica che, attraverso i secoli, ha portato a persecuzioni e discriminazioni. Se nel XII secolo coloro che erano considerati “sodomiti” venivano condannati al rogo, oggi i social media sono il palcoscenico di violente polemiche contro chi si discosta dalla visione tradizionale della sessualità cristiana. Laddove un tempo si discuteva di transustanziazione, oggi le controversie si concentrano sulle questioni di genere. Le divisioni sulla possibilità di celebrare matrimoni omosessuali hanno minato l’unità della comunità anglicana, mentre la Chiesa cattolica si trova ad affrontare le conseguenze dello scandalo degli abusi sessuali e la pressione per una revisione delle sue posizioni su contraccezione, aborto e ordinazione delle donne. Secondo MacCulloch, queste dispute hanno raggiunto un livello di intensità senza precedenti nella storia del cristianesimo.

Come ogni religione, anche il cristianesimo si è sviluppato attraverso stratificazioni dottrinali e influenze culturali che ne hanno plasmato l’identità. Molti concetti dati per scontati nella tradizione cristiana hanno origini lontane o interpretazioni distorte che si sono consolidate nel tempo. Ad esempio, la mela dell’Eden non è menzionata nella Bibbia, ma è frutto di un gioco di traduzione della parola latina malum che vuol dire sia mela che male. Poi, l’idea di un inferno come luogo di tormento eterno è più una costruzione tardiva che un insegnamento originario del Nuovo Testamento. E la celebre espressione “il nostro pane quotidiano” nella preghiera del Padre Nostro si basa su una parola greca il cui significato esatto rimane oscuro.

Anche la figura di Gesù offre pochi elementi per una chiara dottrina della sessualità. Se era inflessibile contro l’avidità e l’ingiustizia sociale, non si espresse mai sull’omosessualità, e come ha osservato un teologo moderno, “nessuno stato medievale ha mai bruciato gli avidi sul rogo“. Inoltre, la sua stessa vita non si conforma all’ideale della famiglia tradizionale: non si sposò, fu spesso severo con sua madre e condusse un’esistenza itinerante senza legami domestici stabili.

Ma l’origine di molte delle restrizioni sessuali cristiane può essere fatta risalire non a Gesù, ma ai Padri della Chiesa e ai teologi successivi. San Paolo, con le sue lettere cariche di esortazioni morali, fornì la base per secoli di discriminazione nei confronti degli omosessuali. San Girolamo enfatizzò la superiorità del celibato sul matrimonio, mentre Sant’Agostino, dopo una giovinezza libertina, elaborò la dottrina del peccato originale, determinando la visione negativa della sessualità che ha influenzato la Chiesa per sedici secoli. Un primo tentativo di revisione arrivò solo nel 1518 con Erasmo da Rotterdam, il quale difese i piaceri del matrimonio in un pamphlet dedicato a un patrono dal nome emblematico: Lord Mountjoy.

La questione della sessualità nel cristianesimo non è soltanto un argomento di dibattito accademico, ma ha implicazioni dirette sulla società contemporanea. Il controllo sulla sessualità è da sempre una forma di potere e la Chiesa, definita “la forza persecutoria più potente della storia“, ne ha fatto uno strumento di controllo sociale. Forse, più che nelle parole di Sant’Agostino o San Paolo, la spiegazione di questa ossessione cristiana per la sessualità si trova in un antico detto:

Tutto nel mondo riguarda il sesso, tranne il sesso. Quello riguarda il potere.

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