Negli ultimi dieci anni, il Festival del Cinema di Venezia ha rivendicato con forza il suo posto tra i grandi eventi cinematografici internazionali, trasformandosi da una vetrina in declino a un trampolino di lancio cruciale per la stagione dei premi. Il cammino verso questa rinascita è stato lungo e complesso, ma oggi la laguna veneziana si erge nuovamente come uno dei palcoscenici più ambiti del cinema mondiale. Non è un caso che la corsa agli Oscar inizi proprio a Venezia. Tra gli ultimi dieci vincitori del premio per il miglior film, quattro hanno fatto il loro debutto qui, sulla laguna. L’esempio più recente è Nomadland di Chloé Zhao, che nel 2020 non solo ha incantato la critica internazionale, ma ha anche portato a casa sia il Leone d’Oro che l’Oscar, diventando il secondo film dopo The Shape of Water di Guillermo del Toro (2017) a ottenere questo prestigioso doppio riconoscimento.
Un successo che contrasta nettamente con la situazione di inizio millennio, quando la reputazione internazionale del festival sembrava vacillare. Eppure, la rinascita non è stata casuale, ma il risultato di una strategia mirata e di una leadership determinata. Gran parte del merito va attribuito ad Alberto Barbera, il direttore artistico del festival dal 2012. Al suo arrivo, Venezia stava lottando per attirare l’attenzione dei grandi studi di Hollywood, sempre più propensi a presentare le loro produzioni a Toronto, evento più economico e logisticamente più semplice per il mercato nordamericano.
La situazione era critica. Perdere gli studi di Hollywood avrebbe significato mettere a rischio l’intero festival.
Alberto Barbera, il direttore artistico del festival
Consapevole del pericolo, Barbera ha convinto la Biennale di Venezia, l’ente organizzatore, a investire in un radicale rinnovamento delle strutture, ammodernando sale di proiezione e migliorando l’accoglienza. Parallelamente, ha iniziato un fitto dialogo con i principali player di Hollywood, volando a Los Angeles due volte l’anno per incontrare dirigenti e convincerli a tornare a Venezia.
Gli sforzi di Barbera iniziarono a dare frutti già dalla sua seconda edizione, quando il festival si aprì con Gravity di Alfonso Cuarón. La scelta si rivelò vincente: il film, inizialmente considerato un rischio dalla Warner Brothers, incassò oltre 700 milioni di dollari e valse a Cuarón l’Oscar come miglior regista. Questo successo sancì il ritorno di Venezia come vetrina prestigiosa e luogo di lancio per i futuri vincitori degli Academy Awards. Da allora, ogni anno ha visto il debutto di almeno un candidato americano di peso, da La La Land a Joker, passando per A Star Is Born e Dune. Non solo i blockbuster, ma anche i film indipendenti come Spotlight e Tár hanno beneficiato della ribalta veneziana, consolidando il festival come un appuntamento imprescindibile nel calendario cinematografico internazionale.
Il vero punto di svolta arrivò nel 2014, quando il festival aprì con Birdman di Alejandro G. Iñárritu, che due anni dopo vinse l’Oscar come miglior film. “Fu allora che il festival iniziò a essere percepito come un trampolino di lancio per gli Oscar“, ha dichiarato Guy Lodge, critico di Variety.
Venezia aveva bisogno di una nuova identità e l’ha trovata nell’essere un crocevia per i film in corsa ai premi.
Guy Lodge, critico cinematografico
Il prestigio riconquistato ha reso il festival particolarmente resiliente di fronte alle recenti sfide globali. Nel 2020, nonostante la pandemia, Venezia riuscì a tenere la sua 77a edizione in sicurezza, mentre nel 2023, durante lo sciopero SAG-AFTRA, il festival presentò una selezione solida e acclamata. Poor Things di Yorgos Lanthimos, ad esempio, nonostante l’assenza del cast sul red carpet, vinse il Leone d’Oro, confermando ancora una volta la centralità di Venezia nel panorama cinematografico globale.
“Abbiamo voluto mantenere viva la tradizione del festival, pur supportando gli attori e gli sceneggiatori in sciopero“, ha affermato Laura Poitras, vincitrice del Leone d’Oro nel 2022 e membro della giuria internazionale lo scorso anno. Nonostante le difficoltà, Venezia ha saputo rinnovarsi e innovare, continuando a scoprire nuovi talenti e promuovendo cinema d’avanguardia.
Mentre la scaletta di quest’anno include alcuni dei film più attesi, tra cui Joker: Folie à Deux, con Joaquin Phoenix e Lady Gaga, e The Room Next Door di Pedro Almodóvar, con Tilda Swinton e Julianne Moore, Barbera sottolinea con entusiasmo che oltre la metà dei film in concorso sono di registi nuovi. E mentre la laguna continua a ospitare star e candidati agli Oscar, Venezia si conferma come il fulcro di una rinascita culturale che celebra non solo il glamour, ma anche l’arte e l’innovazione cinematografica.