mondiale qatar 2022

Un Mondiale triste prima di iniziare

20 novembre 2022, ore 17:00, allo stadio Al-Bayt Stadium di Al Khor, Qatar ed Ecuador si schiereranno in campo per dare il calcio d’inizio della ventiduesima edizione della Coppa del Mondo maschile di calcio. Gli occhi di miliardi di abitanti del nostro pianeta saranno tutti puntati lì, in questo splendido stadio da 60.000 persone, costruito con una forma che ricorda una tenda beduina nel Nord-Est del paese del Golfo Persico. Il primo mondiale invernale della storia si giocherà a 30° di temperatura esterna e probabilmente una ventina a livello del campo, grazie alle potenti ventole refrigeranti presenti in questa struttura avveniristica. Fuori si cuocerà dal caldo, dentro si starà freschi e rilassati. Un ossimoro che racconta bene l’evento a cui stiamo per assistere. L’edizione qatariota dei mondiali porta in seno enormi contraddizioni: sedici su ventiquattro membri del Consiglio della FIFA che votarono per l’assegnazione del Mondiale al Qatar nel 2010 sono stati sospesi o bannati a vita da qualsiasi ruolo dirigenziale, per non parlare delle discriminazioni contro la comunità lgbtq+ qatariota, e anche della totale mancanza di rispetto dei più essenziali diritti dei lavoratori, soggetti al medievale Kafala System, che ha portato a 6.500 lavoratori morti per costruire tutte le infrastrutture necessarie per il corretto svolgimento di questa kermesse. Insomma, tutto ci porta a pensare che questo evento non si dovrebbe disputare, perché è la fotografia peggiore di ciò che è diventato il calcio. A questo dobbiamo aggiungere il fatto che il Qatar rappresenti per il mondo occidentale il male assoluto: un regime autoritario patriarcale di religione araba in cui i diritti civili e sociali sostanzialmente non esistono. Insomma, questo piccolo Paese che si apre nel Golfo Persico come un pollice, concentra in sé una sequenza di malvagità che permettono a noi, buoni portatori di democrazia del dorato occidente, di poterci guardare allo specchio e sentirci a posto con le nostre coscienze, perché, in fondo, c’è sempre qualcuno che si comporta peggio di noi.

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Ciò non osta il fatto che il Qatar sia realmente uno stato autoritario, però, perché allora è stato concesso a questa nazione di organizzare il principale evento sportivo del pianeta? Pecunia non olet dicevano i latini e probabilmente dovrebbe essere iscritto all’ingresso della sede della FIFA. Però, a differenza di altre edizioni o di altri eventi sportivi paragonabili, l’opinione pubblica internazionale si è mobilitata per far sentire la propria voce, a volte flebile ma comunque presente. Nelle ultime settimane l’uscita che ha fatto più rumore è stata quella di alcuni sindaci francesi, che non allestiranno nelle proprie città nessun maxi schermo per guardare le partite dei transalpini. Qui di seguito mettiamo in fila alcune loro dichiarazioni:

Un’assurdità in termini di diritti umani, ambiente e sport.

Martine Aubry, sindaca socialista di Lille

Gradualmente trasformato in un disastro umano e ambientale, incompatibile con i valori che vogliamo vedere promossi.

Benoît Payan, sindaco di sinistra di Marsiglia

Avrei l’impressione di essere complice di questo evento sportivo che rappresenta tutte le aberrazioni umanitarie, ecologiche e sportive.

Pierre Hurmic, sindaco ecologista di Bordeaux

La prima ragione sono le condizioni dell’organizzazione di questa Coppa del Mondo, sia dal punto di vista ambientale che sociale, la seconda è la tempistica, il fatto che si svolga a dicembre.

Pierre Rabadan, ex giocatore di rugby professionista e sindaco di Parigi

Organizzare i Mondiali di calcio del 2022 in Qatar non ha senso, vista l’emergenza climatica e le numerose violazioni dei diritti umani, tra cui migliaia di vittime. A Rennes, non installeremo uno schermo gigante per trasmettere le partite.

Frédéric Bourcier, sindaco di Rennes

Parole che si rincorrono una sull’altra e che viste da occhi poco avvezzi all’ambiente calcistico possono apparire come potenti prese d’atto di un problema che non è stato risolto alla radice. Per chi come noi invece certi ambienti li frequenta, certe affermazioni paiono storte e fuori fase, perché ci ricordiamo che dal 2011 il Paris Saint Germain è diventato di proprietà qatariota e che, tra le varie iniziative che si sono succedute nella capitale francese per celebrarne le numerose vittorie, la Torre Eiffel fu illuminata con i colori della squadra in occasione dell’arrivo di Neymar. Solo Caen sembra essere un’eccezione. Aristide Olivier, vicedirettore sportivo della squadra locale va controcorrente e afferma:

Non ci sarà alcun boicottaggio, ma questo non significa che non pensiamo che la scelta del Qatar sia una buona scelta. Avremmo dovuto parlare insieme al momento di questa scelta, nel 2010.

Qualcuno potrebbe pensare che data la crisi economica e il gran freddo che si prevede per dicembre questa decisione non sia stata così difficile da prendere, invece altri potrebbero vederci il tentativo di ripulirsi la coscienza a tempo scaduto con un politicismo che sa tanto di camembert andato a male. Da parte nostra preferiamo la sincerità delle curve tedesche che in massa hanno alzato lo striscione Boycott Qatar o la genuinità della Curva Nord M. Alberti di Pisa che ha scritto in inglese il proprio disprezzo per quell’evento. Che fare allora con questo mondiale, boicottarlo oppure no? Rinunciare a guardare quel pallone che rotola non è possibile, perché ancora crediamo che la passione per lo sport sia un moto umano imprescindibile. Lo faremo consapevoli di ciò che stiamo guardando, come facciamo con tutte le altre competizioni sportive internazionali che hanno lo stesso movimento economico di una finanziaria. Perché in fondo saremo sempre quelli a cui bastano quattro giacchetti e un pallone per continuare a divertirci fino a che non fa buio.

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