Lasciamo la squadra (leggi L’unica Italia che va al Mondiale – Parte I) e spostiamoci dietro il tavolo dei telecronisti o, come si dice in gergo digitale, i caster. Il primo che abbiamo intervistato è stato Luigi “Davdas” Ragoni, direttore artistico di ProGaming e prima voce nel commento della eNazionale.
I: Il Mondiale sta per partire. Partiamo dall’analisi dei gironi. Sembrano sbilanciati.
D: Lo sono. C’è il Girone A, che è senza senso con Argentina e Brasile, la prima con il vicecampione del mondo in carica, la seconda che è sempre forte in qualsiasi edizione FIFA, l’Inghilterra, anche se quest’anno è stata molto altalenante, e Danimarca e Scozia che sono molto ostiche da affrontare. Anche il B è molto duro perché ha tre nazioni forti, Svezia, Francia, e la Germania, più l’incognita UAE, che hanno letteralmente dominato il proprio girone di qualificazione e che arrivano qua con il favore degli esperti. Il girone C è più facile con il Portogallo, nostra nemesi, poi Spagna e Israele, che però non sono al livello delle altre. Il nostro, il D, è un girone medio. Oltre a noi, che siamo la squadra da battere, c’è l’Olanda. Poco dietro c’è la Polonia, che è sempre stata molto competitiva. Poi ci sono Messico, Marocco e India che sono tre scommesse diverse. Dobbiamo vincere il girone per evitare Germania e Svezia agli ottavi, perché il gruppo D si scontra contro il gruppo B nella fase a eliminazione diretta.
I: I ragazzi hanno grande entusiasmo e sembrano pronti per l’impresa.
D: Tutti e tre hanno una grande grinta che gli arriva dai risultati dell’1v1. La bellezza della nostra squadra è che è una squadra varia. Obrun e Danipitbull sono i nostri titolari. Dani è il capitano di cuore, di amore e di testa, e gestisce la difesa e l’aggressività della squadra, mentre Franco è il talento cristallino, il Roby Baggio italiano. In attacco non ha eguali e riesce sempre a inventarsi una giocata che nessun altro vede. Il Caccia, che è un giocatore fortissimo altrimenti non si sarebbe qualificato, è una scelta che il CT ha fatto per la coesione del gruppo, visto che i tre sono molto amici. Il Caccia ama il gioco nello stretto, il gioco sporco, in quelle partite in cui l’avversario si chiude, lui la fa sua. Questo potrà fare comodo per la nuova regola che permetterà di cambiare il player durante la partita. Le partite negli eSports sono veloci e sui nervi e l’allenatore può fare poco
I: È il momento della domanda di rito. A che punto è la scena competitiva in Italia?
D: La cosa complicata dell’esport oggi in Italia è capire come far fruttare al meglio gli investimenti che vengono fatti. Bisogna appoggiare un progetto come quello della FIGC, che da 3 anni sta facendo un lavoro con tanta attenzione e con tanto investimento, economico ed umano. Sai qual è il problema vero? Manca una legislazione che regolamenti il nostro mondo, la sua mancanza fa si che, molte volte l’investimento non arriva dove si sarebbe voluto e allora si va a ridimensionare i costi e la crescita del movimento subisce uno scossone. Questo continuo dare e togliere la fiducia rende difficile far sedimentare qualcosa. Di contro va detto che sempre più giovani giocano a FIFA, perché dietro c’è un’idea di community nuova che permette loro di mettersi subito alla prova. Il talento non manca negli eSports e noi stiamo sfornando molti giocatori di alto livello. Ci manca la struttura, ma questo è un problema di tutto lo sport italiano.
I: I ragazzi che sono qua come sono inquadrati da un punto di vista di contratti?
D: L’esport è diverso dal calcio. I ragazzi fanno parte di ORG esportive e torniamo alla questione legislativa. Finché non verrà regolamentata sarà un vero problema. Lo Stato non dedica tempo a questa cosa e così si perdono risorse e fondi. La ORG ha la procura di un giocatore, perciò la Nazionale deve rispettare degli accordi con i management e non con le squadre. In pratica le ORG cedono le prestazioni dei loro assistiti per il tempo di svolgimento della competizione e possono quindi revocarlo quando vogliono. Questo avviene perché l’esport non è stato ancora regolamentato dallo Stato. La questione spinosa è che più si va avanti e più sono i privati che strutturano regole. A quel punto come farà lo Stato a regolamentare?
I: Questione spinosa, in effetti. Torniamo alla competizione. Che cosa dobbiamo aspettarci da questa Nazionale?
D: Possono vincere. Però gli avversari sono tutti agguerritissimi. Ci sono player magari meno talentuosi di loro, ma molto più esperti. Mi aspetto che la nazionale superi volando il girone, poi dopo può succedere di tutto e va solo vissuto con amore, con affetto e con tifo per i nostri colori.
I: Veniamo al tuo lavoro, che è quello di direttore artistico di una delle più importanti organizzazioni che creano eventi esportivi. Quanto Twitch e le nuove piattaforme sono essenziali per sostenere lo sviluppo del movimento e quanto le nuove generazioni si sono avvicinate grazie al media viola?
D: Twitch è fondamentale come lo è la TV per tutti gli altri sport. In generale Twitch è imprescindibile per raggiungere le nuove generazioni, per lo scouting perché i nuovi talenti possono mettersi in mostra. Oggi i player vengono selezionati grazie alle loro attività social dirette sulla piattaforma viola. I talenti possono farsi vedere e imparare molto, perché possono osservare i campioni e, a differenza della TV, ci puoi interagire. Qualcosa che potevi solo sperare di fare con i calciatori, inseguendoli nei ritiri. Twitch è una piattaforma ancora adolescente, ma arriva nelle tasche di ognuno di noi. Non esiste nessuno che non abbia un device e quando il salto sarà fatto, tutti la utilizzeranno.
I: Torniamo alla squadra. Che cosa succederà dopo il Mondiale a questa nazionale?
D: Io credo che la FIGC continuerà a investire, perché il processo in essere già da i suoi risultati. Siamo tutti consapevoli di essere in mezzo a una situazione internazionale parecchio complessa e le sue conseguenze vanno messe in conto. Quello che però mi spaventa davvero, in ambito esportivo è la struttura dei giochi calcistici. A settembre uscirà FIFA23, adesso uscirà eFootball con grandi novità, ma già sappiamo dell’arrivo di due nuovi titoli UFL e Goal, e la novità di questi giorni è il probabile ingresso di 2K in questa fetta di mercato; e a maggio 2023, finirà la licenza FIFA. Vivremo questi prossimi 10 mesi nella speranza che escano informazioni chiare. Se escono tutte insieme ho paura che ci sia una dispersione di energie che potrebbe fermare la crescita del movimento.
L’ultimo con cui abbiamo interagito è stato Simone “Lamella” Sfolcini, già allenatore numero 1 del ranking mondiale, caster di Valorant, già content creatore di FIFA e oggi di Sorare.
I: Facciamo a te la stessa domanda che abbiam fatto a Davdas. Come arrivano i ragazzi a questo appuntamento?
L: Molto bene. Sono stati i migliori delle qualificazioni e sono in un girone abbordabile anche se insidioso. Sono tra i favoriti, è inutile nascondersi.
I: Com’è andato questo nuovo corso della nazionale? Il lavoro di Holywood è stato importante.
L: Il modello utilizzato per selezionare la squadra è stato lo stesso utilizzato per quella di PES che ha vinto l’Europeo UEFA due anni fa.
I: Ci puoi spiegare il suo funzionamento?
L: A Coverciano viene organizzato un torneo dal vivo con i migliori 16 player selezionati da qualifiche online. I migliori sei diventano nazionali. Tra questi il CT sceglie i tre da portare. Hollywood Conosce bene la community e i giocatori perciò con questo tipo di progetto i risultati arrivano per forza. In Italia il livello dei giocatori è molto alto, ce ne sono tanti e sono tutti forti. Un ct potrebbe scegliere tra 32 giocatori che sono a livello di talento e allenamento ottimi. Questo perché è il circuito italiano che è molto competitivo, grazie ai molti content creator, ai pro player stessi che fanno video e streaming. Insomma la community cresce con loro ed è oggi una delle community competitive più forte nel mondo.
I: A che punto è il competitivo in Italia e qual è lo switch che si deve fare per arrivare a più persone?
L: Sono 20 anni che siamo messi così, come oggi. I soldi vanno investiti meglio, da parte di chi ce li ha e devono esserci più tornei sul territorio, oltre a una migliore comunicazione all’esterno.
I: Il competitivo calcistico può fare da traino a tutto il movimento esportivo?
L: Sicuramente si. Il calcio lo seguono in milioni di italiani e molti giocano ai giochi calcistici, perciò bisognerebbe cercare di portare l’esport sui mass media, in particolare in TV. Un’altra cosa che andrebbe fatta sono gli eventi sul territorio. Ci vorrebbe un po’ più di interazione tra il mondo del calcio e quello dell’esport. Magari più eventi in cui i due ambiti si mescolano. Fare tornei negli stadi, partite prima della partita di calcio. Ci vogliono eventi che uno può seguire più volentieri, può avvicinare gente che non segue l’esports. Il lavoro da fare è ancora tanto.
I: L’esport è una nicchia al momento, ma c’è un bacino d’utenza che lo segue e che cresce con costanza. Che cosa c’è che impedisce al movimento di venire fuori?
L: Spesso non c’è competenza e chi organizza non si affida alle persone che sanno di che cosa stanno parlando. I pro player non hanno credibilità. In Italia se tu sei un pro player non vieni visto seriamente da nessuno. Pensano che sia ancora un hobby. Allo stesso modo se tu sei un pro dell’organizzazione, e magari sei anche bravo, non sei considerato come un professionista di un altro ambito. Io, ad esempio, caster della Nazionale non sono considerato come quelli della TV. Tanti aspetti sono trattati in maniera superficiale.
I: Veniamo alle note positive. Com’è fare la voce della Nazionale?
L: E’ diverso dalle altre cose che faccio. Quando “giochi” contro le altre nazioni e commenti ti senti parte di qualcosa di più grande. È come entrare a Coverciano non da pubblico, ma da operatore del settore. Ti fanno sentire parte della famiglia. La percepisci questa idea di comunità da come si pongono le persone della FIGC. Le persone che lavorano lì a Coverciano ti trattano tutti come se fosse parte di una famiglia. Abbiamo fatto il giro del Museo e fa impressione. Ovunque ci sono foto appese di vittorie e campioni. Perché l’Italia è una delle Nazionali più forti al mondo, dello sport più importante che c’è. Tu ti senti parte integrante di questo afflato e quando la commenti, oltre ad avere l’emozione, ti passano davanti agli occhi tutti gli anni che hai passato ad osservare la crescita del settore. Ti viene la pelle d’oca perché è la Nazionale della tua passione e quindi ne sei il primo tifoso.
I: Facciamo un ragionamento sulla community. I calciatori non danno la sensazione che ci sia questo senso di fratellanza che sembra esseri nella community di FIFA.
L: C’è una community molto interessante in FIFA. La più bella che ho incontrato – Lamella ha fatto il Community Manager per molti anni – perché i giocatori sono molto uniti e non c’è una rivalità tossica. Son tutti amici e quando si ritrovano ai tornei c’è un bel clima. Avere Nello, che è comunque uno streamer grosso e parla in un certo modo alla sua community, aiuta. Sai qual è la cosa veramente forte dell’esport? Tu hai la possibilità di conoscere persone lontane, anche se son della tua nazione. Fai un evento dal vivo e incontri persone con cui giochi tutti i giorni, ma che non hai mai visto. L’esport ha questo valore molto forte dell’amicizia a distanza.
I: In questo momento l’esplosione di Twitch sembra essersi assestato, che cosa può succedere all’esport adesso?
L: La pandemia è servita per dare visibilità al mondo esportivo e all’intrattenimento su Internet, soprattutto su Twitch, dove c’è un modo diverso di intrattenere rispetto alle piattaforme tradizionali. Però non è sufficiente, hai rinforzato utenza di quel target, però ti manca il resto del paese, i numeri veri. Lì ci vuole il target dell’italiano medio che lo prendi solo con la TV. Anche le TV se vogliono spingere la cosa, non possono mettere il programma in orari assurdi. Tu devi spingere in orari consoni eppoi scoppia la moda. Puntare forte su un gioco, il calcio è il migliore in Italia, e trovare una chiave dove ci sono i grande numeri. FIFA lo sanno tutti che cosa è, devi creare delle storie per far appassionare la gente. Uno si appassiona all’esport se la capisce e se può replicarla.
I nodi da sciogliere nel mondo esportivo ci sono ed è inutile nasconderlo. Anzi è importante parlarne per cercare di risolverli e permettere a un mondo, che ha tutto per diventare fondamentale nella società italiana, di esplodere in tutte le sue potenzialità. Nel frattempo mettiamoci tutti davanti ai nostri device e tifiamo per gli Azzurri.