Per essere un uomo la cui epifania calcistica è arrivata quasi 40 anni fa e che continua a sostenere il suo stile di gioco, Ralf Rangnick mantiene un desiderio maniacale di modernizzare ogni club che tocca. Coloro che hanno lavorato con lui lo descrivono come un uomo che enfatizza anche i minimi dettagli e che spinge i giocatori a dare il meglio di sé, anche se può essere estenuante, e non tutti riescono a sostenerlo. Ha la tipica mentalità di chi vuole sfidare lo status quo, implementando le proprie idee il prima possibile. Può essere impaziente e spietato con chiunque non rispetti le sue regole (anche se è improbabile che imponga a Cristiano Ronaldo le sue teorie su come “mangiare e dormire“, come ha affermato una fonte del Manchester United). O si fa come dice lui o niente. Per questo sceglie accuratamente i posti in cui lavorare: ha bisogno di un luogo che gli dia carta bianca, senza entrare in discussione con la parte finanziaria e sportiva del club. Note sono le sue discussioni con presidenti e dirigenti, come quelle, forse più famose, con il presidente dell’Hannover 96, Martin Kind.
Da quando Rangnick è stato nominato allenatore ad interim del Manchester United, è riemersa la storia della partita che più di tutte ha contribuito a plasmare le sue idee. Nel febbraio del 1983 quando era allenatore-giocatore del Viktoria Backnang, squadra della sesta divisione tedesca, affrontò in amichevole la Dynamo Kyiv di Valeriy Lobanovsky. A pochi minuti dall’inizio della partita, Rangnick si fermò e contare il numero dei giocatori avversari, convinto che ne stessero schierando più di 11 a causa del modo soffocante in cui la Dynamo li stava pressando. A fine partita non potè che dichiarare: “Ci siamo imbattuti in un genio.” L’incontro con Lobanovsky fu la sua epifania calcistica che lo portò a concepire il Gegenpressing, una forma esagerata di pressing che vede il portatore di palla e i suoi compagni più vicini venire continuamente, senza sosta pressati fino a perdere il possesso.
La prima dimostrazione vincente delle sue teorie la diede appena 34enne all’SSV Ulm nella Zweite Bundesliga. L’SSV Ulm ad inizio della stagione era candidata alla retrocessione, ma con l’arrivo di Rangnick registrò il record di imbattibilità più lungo di tutte le squadre del calcio professionistico tedesco. Il successo del suo sistema di gioco innovativo fu al centro del dibattito mediatico, poco avvezzo alle innovazioni. Nello show di ZDF, Das aktuelle Sportstudio, Rangnick spiegò su una lavagna le sue teorie in tv. Il professore, come fu chiamato da lì in avanti, in poco più di 5 minuti mostrò alla Germania il futuro del calcio, anche se nessuno lo comprese immediatamente.
Rangnick non lavora mai da solo, ma possiede una mentalità manageriale; è in grado di delegare oltre che di scegliere i suoi collaboratori a tutti i livelli. Lo si è visto anche allo United dove ha portato con sé l’ex allenatore della nazionale statunitense ed ex allenatore dei New York Red Bulls, Chris Armas, e lo psicologo sportivo Sascha Lense, con cui ha lavorato allo Schalke e al Lipsia. Ma di certo l’uomo di cui non può fare a meno è Helmut Gross, suo mentore e l’uomo con cui ha scritto manuali di coaching.
Rangnick incontrò Gross a 25 anni. All’epoca Gross era un ingegnere civile specializzato nella costruzione di ponti, che allenava e studiava calcio nei ritagli di tempo. Era un fautore di un calcio che combinava marcature a zona e pressing con riferimento alla posizione della palla già nella prima metà degli anni Ottanta; esattamente il tipo di calcio che affascinava Rangnick. I due, diventati amici, guardavano per ore i video delle squadre di Lobanovskyi, Ernst Happel e del Milan di Sacchi, di cui erano ossessionati. Altro ispiratore della coppia fu Zdenek Zeman. Tanto per capire il suo approccio maniacale, nel 1991 Rangnick organizzò una vacanza in Sudtirol con la famiglia solo per poter assistere dal vivo agli allenamenti del boemo.
Nel febbraio del 1983 quando era allenatore-giocatore del Viktoria Backnang, squadra della sesta divisione tedesca, affrontò in amichevole la Dynamo Kyiv di Valeriy Lobanovsky. A pochi minuti dall’inizio della partita, Rangnick si fermò e contare il numero dei giocatori avversari, convinto che ne stessero schierando più di 11 a causa del modo soffocante in cui la Dynamo li stava pressando. A fine partita non potè che dichiarare: ‘Ci siamo imbattuti in un genio.‘
I metodi di Rangnick si sono affinati nel corso di una lunga carriera di allenatore che potrebbe essere a corto di argenteria ma include tre notevoli trasformazioni. All’Ulm, all’Hoffenheim e al Lipsia ha preso i club da leghe inferiori e li ha trasformati in squadre della Bundesliga, alcune anche in compagini per competere ai livelli più alti della Champions League. Il caso più emblematico è proprio quello del Lipsia, squadra simbolo dell’impero Red Bull. Dietrich Mateschitz, il fondatore dell’azienda di energy drink più famosa del mondo, lo volle per guidare la sua nuova avventura nel calcio. Le idee di gioco aggressive e spettacolari del tecnico tedesco non solo erano perfettamente in linea con la visione della sua azienda, ma sintetizzavano quel tipo di calcio in grado di attirare le generazioni più giovani, principale target della Red Bull. Così da quel mix di marketing, tattica e calciomercato nacque un unicum del calcio mondiale.
Ci siamo chiesti che tipo di gioco volessimo fare. E abbiamo cominciato a fare scouting per calciatori che fossero compatibili con le nostre idee.
La sua idea di successo si basa sulle tre K: Kapital, Konzept, Kompetenz (Capitale, Concetto e Competenza). Diventando responsabile dello sport e dello sviluppo calcistico dell’intero gruppo Red Bull, li ha trovati tutti e tre. Con fondi pressoché illimitati e avendo carta bianca, Rangnick ha potuto concentrarsi su ogni singolo aspetto, permettendosi il lusso di assumere anche un esercito di specialisti per ogni area di allenamento. Tra gli altri, sono stati coinvolti esperti del sonno ed è stato acquistato il software Soccerbot, che simula le partite per aiutare i giocatori a migliorare le proprie capacità cognitive. Ed è lo stesso approccio che sta usando ora al Manchester United.
Dei suoi metodi di allenamento è famoso anche l’esercizio in cui i giocatori hanno otto secondi per riconquistare la palla e 10 per segnare un gol. Rangnick crede nello “sviluppare menti più veloci piuttosto che piedi più veloci” e chiede ai giocatori di arrivare 90 minuti prima dell’allenamento per sottoporsi a test che consentano allo staff di sapere quanto duramente e per quanto tempo dovrebbero allenarsi quel giorno. I metodi di allenamento prevedono lo sviluppo cerebrale, prima ancora che fisico, così da formare calciatori in grado di anticipare le situazioni e migliorare le proprie capacità decisionali.
Il mio lavoro – il Lavoro – è quello di migliorare i calciatori. I calciatori ti seguono quando percepiscono che li migliori. È la più grande e la più sincera delle motivazioni.
Alexander Zorniger, l’uomo scelto da Rangnick per dirigere il Lipsia, ha dichiarato che è la persona che ha avuto “la maggiore influenza sull’allenamento e sugli allenatori in Germania negli ultimi 20 anni.” E come dargli torto. Allenatori dal pedigree internazionale, come Thomas Tuchel, Julian Nagelsmann, Ralph Hasenhüttl e Jürgen Klopp, hanno tutti dichiarato che il loro gioco è figlio delle idee innovative di Rangnick.
Ci sono così tanti aspetti del gioco di cui non hai mai sentito parlare quando chiacchieri con lui. Devi essere stupido per non ascoltare quello che sta dicendo.
Alexander Zorniger
E anche se è vero che finora i risultati del suo Manchester United sono i peggiori di tutta l’era post Ferguson, la sua rivoluzione si vedrà davvero a partire dal prossimo anno, quando guiderà la ricostruzione dei Red Devils come dirigente.