È un Grande Gigante Gentile in formato svizzero quello che, qualche giorno fa, ha calcato i tetti di Finale Ligure per giocare a tennis con le nostre eroine Carola e Vittoria. La notizia è subito rimbalzata tra le principali testate specializzate ma anche generaliste: Roger Federer, il campione, ha giocato a tennis con le ragazzine liguri più famose del momento, proprio sui tetti che abbiamo ammirato nel famoso video girato in rete nel periodo più duro del lockdown causato dal Covid 19. Il motivo apparentemente non è stato dei più nobili, in quanto si trattava di uno spot televisivo, per una nota azienda alimentare per cui Federer aveva già vestito i panni di uno chef improvvisato. Uno spot, quello dello chef, non indimenticabile ma comunque più simpatico di quello in cui Banderas parlava alle galline. Federer è Grande non nelle dimensioni fisiche, ma nella sua fama interplanetaria che pare senza confini, ma che in realtà di confini ne ha eccome.
In una recente intervista alla rivista tedesca Zeit Magazine ha raccontato un aneddoto che gli è capitato qualche anno fa durante un suo viaggio in Malawi, per seguire i progetti della Roger Federer Foundation: “Quando incontro qualcuno qui in Svizzera, il 99% delle persone sa chi sono. In Malawi ho incontrato un gruppo di bambini che non mi hanno riconosciuto. Continuavo a pensare a un modo per spiegare loro il mio mestiere. Poi ho disegnato un campo da tennis, uno stadio con i cameraman, i bambini e la palla”. Come dire, il Tennis è tanto ma non è tutto. Federer è certamente un Gigante del tennis e dello sport mondiale, è lo sportivo più pagato al mondo e buona parte dei suoi introiti derivano proprio dalla pubblicità (alimenti, scarpe, orologi, vestiti ecc.). Il dibattito su chi sia il GOAT (Greatest Of All Times) è molto acceso e controverso e probabilmente non si chiuderà mai. Non lo è Rod Lever, l’unico tennista ad aver compiuto per ben 2 volte il Grande Slam; non lo è Borg che ha vinto per primo (nel tennis moderno, noto come “Era Open”) 5 Wimbledon consecutivi, e si è ritirato con 11 titoli dello Slam a soli 26 anni. Non lo sono Nadal, Djokovic e Federer anche se ognuno a modo loro divide l’opinione pubblica. Federer è per ora il più vincente, 20 titoli dello Slam e più di 100 tornei vinti, ma gli altri due sono a breve distanza, sono più giovani e soprattutto sono in vantaggio negli scontri diretti. Sebbene sarebbe più facile, è ormai evidente che il mero conteggio dei tornei vinti non può da solo sostituire un giudizio che prende necessariamente diversi aspetti del gioco e della vita.
Riguardo ai titoli vinti ci sono alcuni elementi importanti da non dimenticare, come ad esempio il fatto che fino a non molti anni fa, molti atleti non potevano affrontare trasferte lunghe e saltavano spesso gli Australian Open; in passato, inoltre, gli atleti non avevano staff così numerosi, fisioterapisti, psicologi, allenatori specializzati per il servizio ecc. C’è stato poi, un cambiamento continuo delle superfici che ha modificato le condizioni e, come non dimenticarlo, la rivoluzione dei materiali che ha reso il tennis uno sport meno tecnico, dotando i giocatori di attrezzi che hanno ridotto sensibilmente le percentuali di errore che, come sappiamo, nel tennis sono tutto. Rimanendo strettamente sui numeri, è stato impressionante il dominio di Djokovic che ha vinto almeno una volta tutti i tornei Master 1000 e Slam a cui ha partecipato, un risultato ridiculous che nessun altro ha conseguito. Ma il serbo ha innovato il tennis come Borg che ha portato al massimo livello il rovescio a due mani? Avrebbe vinto 5 Wimbledon consecutivi (cosa che non ha ancora fatto) con racchetta di legno e senza mental coach? Sinceramente le condizioni sono mutate e muteranno moltissimo, per questo motivo non penso che i numeri possano spiegare tutto. Ma allora cosa?
Federer non sarà probabilmente il GOAT ma è e sarà l’icona di questo sport. Lo dice il mercato che lo cerca e lo insegue, certo che tutto quello che tocca si tramuterà in oro; lo dicono molti degli ex giocatori più blasonati che riconoscono allo svizzero qualità tecniche uniche; lo dice il pubblico che segue le sue esibizioni, competitive e non, riempiendo gli spalti; lo dicono gli intellettuali che gli dedicano i libri. Federer ha alzato l’asticella, costringendo tutti a migliorarsi, volenti o nolenti. Fino a qualche anno fa Nadal non avrebbe mai pensato di spremere il proprio corpo, martoriato dagli infortuni, a giocare ancora a 33 anni compiuti. Djokovic, dal canto suo, è talmente ossessionato dal traguardo da perdere lucidità e, come detto chiaramente dalla madre in una recente intervista, da ritenersi addirittura “scelto da Dio”. Mi chiedo quali saranno le scorie che resteranno nel fisico di Nadal e nella mente di Djokovic quando tutto questo sarà finito fra pochi anni. Federer è sicuramente Gentile, così gentile da dubitare persino dell’onestà di tale gentilezza. Solo i suoi più stretti collaboratori possono sapere la vera natura, ma quello che possiamo vedere noi è la gentilezza sul campo, l’armonia dei movimenti, il controllo della palla, la poesia delle gesta. Federer è il campione che ha vinto tutto, ma che ha perso molto. Ha perso partite dominate. Avesse realizzato uno dei due match point nella finale di Wimbledon esattamente un anno fa avrebbe chiuso probabilmente tutti i discorsi, ma il Grande Gigante Gentile non è così. Non è il gigante Crocchia-ossa che distrugge l’avversario e neppure il gigante Inghiotticicciaviva che lo mangia digerendoselo per bene. No, Federer è il gigante gentiluomo che nella vita si dedica a regalarci i sogni.
Un piccolo sogno lo ha certamente regalato a Carola e Vittoria, condividendo con loro un momento unico ed irripetibile. Non sono mancate critiche per il fatto che si trattasse di uno spot e che la vera motivazione siano come sempre i soldi. Ma ci sono pubblicità e pubblicità. Blasonati campioni hanno fatto per anni pubblicità in favore delle lotterie statali, delle scommesse che sono senza dubbio tematiche ben più pericolose socialmente di un piatto di pasta. Poi, se riflettessimo con attenzione a tutti gli effetti si tratta di una “Vittoria di Carola”. Pensare che una macchina così potente e cinica come quella pubblicitaria abbia colto la potenza del messaggio delle nostre paladine, la verità delle loro gesta e che l’immagine più potente dello sport moderno, paragonabile solo a Cristiano Ronaldo e a pochi altri, si sia piegata ad inseguire due ragazzine su un anonimo tetto di Finale Ligure ci dà speranza per un futuro diverso. Un futuro in cui le persone e le loro storie conteranno di più, non come cornice o come colore, ma come sostanza.