Che la tragedia del Covid-19 abbia segnato un stop nella pratica sportiva ma anche nella sua concezione come evento è oramai cosa assodata. Quello che rimane da scoprire è cosa succederà dopo. Come vivranno gli sportivi la ripartenza? Come stanno vivendo questo stop obbligato atleti abituati ogni giorno a confrontarsi col proprio corpo e con lo spazio intorno a sé? Noi lo abbiamo chiesto alla persona in Italia che più d’ogni altra può parlare di ripartenza, visto che lui dalla vita é stato obbligato a farlo diverse volte.
La ripartenza fa parte di me, la sfida nasce da un bisogno naturale” dice modestamente Andrea Pusateri appena lo incontriamo attraverso una webcam mentre accarezza e divide due cuccioli, i suoi cani, scusandosi per la confusione che fanno. Sguardo dolce, fisico disegnato, si coglie l’apertura nel carattere, ma anche la determinazione appena lo si vede apparire in video. Poi lo sguardo cade sulle mani, si nota subito la frase Die hard (“Duro a morire” ndr). É tatuata tra le nocche della mano. Un piccolo motto, scritto certo non a cuor leggero sulla pelle e nel cuore di Andrea, atleta paraolimpico brianzolo. La sfida con la morte del resto accompagna la vita di Andrea Pusateri sin dall’infanzia, quando a soli quattro anni perse la madre dopo un incidente ferroviario alla stazione di Monza in cui lei si sacrificò per salvare il bambino. Lei perse la vita, lui perse entrambe le gambe. L’equipe di medici guidata dal Professore Marco Lanzetta Bertani (famoso per il primo trapianto di mano al mondo) compì il miracolo però, riuscì a reimpiantare la gamba sinistra. La vita che ti porta via tanto, ma che ti lascia la speranza, una possibilità. Saprai coglierla? Ti sembra dire.
“Mi dicevano di smettere e io pensavo: torno più forte di prima, altroché“
La rinascita, la sfida verso nuovi stimoli sono parte di me. Non so da dove derivi, la sento come una cosa naturale. É successo così anche dopo l’incidente del 2015. Rischiai grosso, ma ancora in ospedale mi dicevo:” Adesso torno più forte di prima”. È tutta la storia di Andrea Pusateri sta nell’intravedere in quella possibilità, la sfida all’impossibile. Un dolore che picchia e lascia dei segni anche fisici da cui è difficile rialzarsi, ma il carattere del campione viene fuori proprio in quei momenti, quando bisogna decidere se lasciar perdere o decidere di sfidare l’impossibile. Così nasce la passione per la bicicletta e per il ciclismo. “Ogni weekend vedevo un mio amico correre nella squadra di Monza, dove abita, e mi dicevo, se ce la fanno gli altri con due gambe, non vedo perché non possa farcela anche io.” La passione e la follia, quella che ci permette di portare avanti la vita su questo pianeta come diceva Erasmo Da Rotterdam. La follia di credere che i sogni si possono realizzare e poi quell’incontro magico, la bicicletta. “Quando avevo quattordici anni iniziai a partecipare alle gare paraolimpiche in zona con una mountain bike. Vivevo con in miei nonni e non ce la sentivamo di investire subito tanti soldi nel ciclismo. Il mondo paraolimpico non era quello di oggi, le squadre ti passavano giusto la divisa. Poi iniziarono ad arrivare le biciclette professionistiche”.
Da una comune bici, modificata per le sue esigenze, parte l’avventura che lo porterà a vincere la prima gara internazionale durante la Coppa Europa. Una vittoria inaspettata e particolarmente propiziatoria perché dà al campione italiano la misura di dove potrà portarlo questo sport. Sempre nel 2014 Andrea Pusateri è nella nazionale italiana ai Para-cycling World Championships che si disputano in America a Greenville. Quando ormai le cose sembrano aver preso un ottimo verso, ecco un brutto incidente a rimescolare le carte. Arriviamo così a Marzo del 2015 quando durante un allenamento in strada, Pusateri a causa della ghiaia sul manto stradale perde l’equilibrio e cade, riportando diversi traumi e un coma farmacologico di sette giorni. É in quel momento che decide di tatuarsi “Die Hard” perché lui non vuole sapere di farsi abbattere e cadere nella commiserazione. Lui vuole l’impossibile, come nell’operazione di Kintsugi le ferite si trasformano in cicatrici d’oro. “Mi dicevano di smettere e io pensavo: torno più forte di prima, altroché“. E così tre mesi dopo l’incidente, Pusateri a Maniago conquista la Medaglia d’Oro nella Coppa del Mondo di Paraciclismo. Una caduta pesante, una risalita repentina.
Come tutti mi sento stretto, ma i miei allenamenti continuano con la bicicletta a casa, coi pesi. Certo non posso allenarmi in piscina e neanche con la carrozzina, ma per quando riguarda la bicicletta è cambiato poco.
Una carriera puntellata di traguardi quella nel ciclismo, eppure Andrea decide di affrontare una nuova sfida. “Il ciclismo mi ha dato tanto, ma avevo bisogno di cambiare. Mi allenavo sette giorni su sette sulla bicicletta, tralasciando altri sport che mi piacevano. Avevo voglia di rimettermi in discussione.” Così l’allenatore Fabio Vedana lo avvicina alla sfida più difficile, affrontare l’Ironman. “All’inizio quando mi parlarono di questa specialità pensai che fossero tutti pazzi, mi sembrava una cosa assurda. Avvicinandomici però ebbi la sensazione che fosse una sfida stuzzicante. L’Ironman mi permetteva di praticare tre sport insieme, ha un allenamento basato su più discipline e questo mi permetteva di avvicinarmi a vecchie passioni, la piscina, la panca e i pesi, la corsa con la carrozzina.” Apparentemente potrebbe sembrare una scelta avventata, poco calcolata, ma parlando con l’atleta brianzolo si capisce immediatamente la ragione di questa svolta. Ad un atleta così dinamico immaginiamo come possa pesare la quarantena forzata. “Come tutti mi sento stretto, ma i miei allenamenti continuano con la bicicletta a casa, con i pesi. Certo non posso allenarmi in piscina e neanche con la carrozzina, ma per quando riguarda la bicicletta è cambiato poco.” Già perché come altri ciclisti, Andrea Pusateri grazie alla tecnologia di app come Zwift continua a mantenere anche in quarantena un regime di allenamento sostenuto. “Molte app oggi offrono la possibilità di allenarsi in collegamento con altri ciclisti, come se fosse una corsa su un normale circuito con degli avversari. Magari sei lì che ti alleni e sfidi il campione del mondo di ciclismo o un tuo vicino. É uno stimolo a non fermarsi, l’allenamento diventa meno ripetitivo.” E di tempo c’è ne poco perché anche se rimandate a causa del Covid-19 a Settembre il campione brianzolo é atteso per l’Ironman di Cervia e ad ottobre a Barcellona per l’Ironamn 70.3. Non sarà un gioco da ragazzi affrontare una nuova disciplina dopo un periodo di fermo. “Certo é una sfida nuova quella dell’Ironman ma non ne ho paura, anzi.”
E chi meglio di Andrea Pusateri può parlare di ripartenza? “La rinascita fa parte della mia indole, mi viene da dentro.” Un dentro che si può vedere nel sorriso, nell’allegria che gli leggi addosso anche letteralmente. “I tatuaggi sono una grande passione da quando mia sorella mi portò a fare il primo, un piccolo sole.” Da allora il corpo è diventato un’altra forma di comunicazione per l’atleta. Un drago a rappresentare la forza, un diamante, l’elemento più duro in natura, l’invincibilità e un samurai a rappresentare la fedeltà ed infine una gru. “Mi fu regalata da Marco Berry un origami a forma di gru durante una trasmissione televisiva. La gru ha il significato di mille anni di vita felice, così decisi di tatuarmela.” Ascoltare le parole di Andrea Pusateri é stimolante, fa bene; serve a guardare oltre il muro di solitudine che il Covid-19 ha costruito intorno a noi. Ripartenza, sfida, passione, forse sono queste le parole da cui iniziare a costruire un lessico del dopo emergenza.