Nella conferenza stampa per presentare la prima partita di Euro 2024 contro l’Austria, Mbappé ha detto di essere “contro gli estremi, contro le idee divisive” e, soprattutto, di non voler “rappresentare un Paese che non corrisponde ai miei valori, che non corrisponde ai nostri valori“. Una posizione forte a cui ha fatto eco una ancora più definitiva, quella del suo compagno di squadra Marcus Thuram, il quale ha esortato il popolo francese a non votare il partito di estrema destra Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen. “È la triste realtà della nostra società oggi” — ha detto in risposta alla posizione del RN in testa ai sondaggi — “Dobbiamo dire a tutti di uscire e votare. Tutti dobbiamo lottare quotidianamente affinché il Rassemblement National non abbia successo“. Dichiarazioni che hanno avuto il loro peso, tant’è che il giorno dopo la conferenza stampa, l’Istituto francese di sondaggio d’opinione (IFOP) ha pubblicato il suo ultimo sondaggio in vista delle elezioni legislative del Paese. Il dato principale era che l’apparente slancio inarrestabile del Rassemblement National, che mira a formare un governo per la prima volta, sembrava essersi rallentato, scendendo dal 35% di sostegno di una settimana prima al 33%. Tali fluttuazioni sono normali durante una campagna elettorale, in particolare in un Paese il cui panorama politico, come quello francese, che cambia, ma c’era un dato che ha attirato l’attenzione. L’IFOP ha riportato un significativo calo di sostegno al RN tra i giovani dai 18 ai 34 anni (dal 31% al 27%).
Ed è ironico pensare che questi calciatori, che stanno vivendo queste elezioni con preoccupazione, siano gli eredi di quelli che nel 1998, dopo la vittoria della Coppa del Mondo, furono elogiati dall’allora Presidente della Repubblica, Jacques Chirac, come una squadra “tricolore e multicolore” in grado di aver creato una “bella immagine della Francia e della sua umanità“. Quella squadra includeva calciatori nati nei territori d’oltremare (come Lilian Thuram in Guadalupa e Christian Karembeu in Nuova Caledonia), in Paesi africani di lingua francese (come Patrick Vieira in Senegal), o che erano figli di immigrati (come Zinedine Zidane, i cui genitori arrivarono dall’Algeria negli anni Cinquanta, e Thierry Henry, i cui genitori erano della Guadalupa e della Martinica); e altri come Youri Djorkaeff e Robert Pires, le cui origini erano rispettivamente polacco-armene e spagnolo-portoghesi. Era la nazionale chiamata affettuosamente “black, blanc, beur” (nero, bianco e arabo) in un gioco di parole con “bleu, blanc, rouge” della bandiera francese.
Eppure anche all’epoca non tutti erano contenti di questa multietnicità. Jean-Marie Le Pen, padre di Marine e leader del partito Front National (FN), sminuì quell’entusiasmo attorno alla nazionale definendola come “solo un dettaglio della storia“. Aggiunse anche che era “un po’ artificiale portare giocatori dall’estero e chiamarla squadra francese”, accusando alcuni calciatori di “non cantare o non conoscere La Marseillaise“.
E sebbene la vittoria della Coppa del Mondo da parte di quella squadra, simbolo dell’integrazione, fu davvero un punto di svolta per la società francese, una parte di Francia aveva un’idea completamente opposta, al punto che nelle elezioni del 2002, Jean-Marie Le Pen con un programma incentrato sulle misure anti-immigrazione ottenne il 16,9% dei voti al primo turno, battendo il leader del Partito Socialista Lionel Jospin e arrivando al ballottaggio con Chirac. In vista del voto, Pires avvertì che “se l’estrema destra dovesse vincere le elezioni, penso che più di qualche giocatore rifiuterebbe di partecipare alla Coppa del Mondo. Siamo francesi, ma le radici della squadra provengono da ovunque“. Desailly gli fece eco affermando che era “imperativo fare tutto il possibile per bloccare (il percorso di Le Pen) verso il potere“. Chirac vinse nettamente il secondo turno, ma Le Pen era diventato un giocatore significativo della scena politica francese, continuando con le sue invettive contro la composizione etnica della squadra nazionale. Durante la Coppa del Mondo del 2006, disse che “la Francia non si riconosce pienamente in questa squadra” e che il loro allenatore, Raymond Domenech, aveva “forse esagerato con la proporzione di giocatori di colore“. Lilian Thuram, padre di Marcus, gli rispose che era “chiaramente inconsapevole che ci sono francesi che sono neri, francesi che sono bianchi, francesi che sono marroni. Se ha un problema con noi, dipende da lui, ma siamo orgogliosi di rappresentare questo Paese. Quindi viva la Francia, ma la vera Francia, non la Francia che lui (Le Pen) vuole“.
Così anche oggi il rischio paradossale di avere una nazionale multietnica, simbolo di una nazione che, secondo i sondaggi più recenti, probabilmente porterà al governo un partito di estrema destra e anti-immigrazione è più vivo e pericoloso che mai.
La nazionale francese è probabilmente più popolare che mai. È stata una grande epoca: finalisti a Euro 2016, vincitori della Coppa del Mondo nel 2018, finalisti della Coppa del Mondo nel 2022. Ma allo stesso tempo, abbiamo visto l’estrema destra in marcia e un notevole aumento del razzismo e degli abusi razzisti nel calcio francese. Ci sono stati numerosi incidenti in questa stagione, inclusi saluti nazisti e ululati.
Tom Williams, autore di Va-Va-Voom: The Modern History of French Football
Il discorso sulla politica francese, sulla razza e sulla nazionale non è mai scomparso. Alain Finkielkraut, noto saggista francese, scrisse nel 2005 che la squadra black, blanc, beur era stata sostituita da quella noir, noir, noir (nero, nero, nero), attirando la derisione di tutto il mondo. Nel 2011, il quotidiano online Mediapart ha pubblicato le trascrizioni di un incontro dell’anno precedente in cui i funzionari della Federcalcio francese (FFF), ignari di essere registrati, discutevano sull’idea di limitare l’ingresso dei giovani di colore nel sistema accademico. Da quando Jean-Marie Le Pen si è dimesso nel 2011, il movimento nazionalista ha continuato a crescere, prima sotto la guida di sua figlia Marine e ora sotto la guida del 28enne Jordan Bardella, che ha ampliato l’attrattiva della RN ai giovani elettori. Il tema anti-immagrazione è sempre al centro del programma elettorale così come persistono le tensioni con la Nazionale.
In seguito alle dichiarazioni di Mbappé e Thuram, Bardella ha dichiarato all’emittente televisiva francese CNews: “Quando sei abbastanza fortunato da avere uno stipendio molto, molto alto, quando sei multimilionario, allora mi imbarazza un po’ vedere questi atleti […] dare lezioni a persone che non riescono ad arrivare a fine mese, che non si sentono al sicuro, che non hanno la possibilità di vivere in quartieri protetti da agenti di sicurezza“. Un messaggio simile è arrivato da uno dei vicepresidenti della RN, Sebastien Chenu, che ha detto che il popolo francese non vuole ricevere “insegnamenti” da persone “disconnesse dalla realtà e molto lontane dalle preoccupazioni quotidiane“. Ma la storia delle origini di Mbappé è tutt’altro che privilegiata. È cresciuto nella banlieue, la vasta distesa suburbana che circonda Parigi. Così come molti dei suoi compagni di squadra. Sostenere che non possano relazionarsi con “persone che non riescono ad arrivare a fine mese” — e viceversa — sembrava un comodo insulto, ma non accurato. Mbappé viene da Bondy, che è alla periferia di Parigi ma ha un paesaggio completamente diverso rispetto alla ricca città. Bondy fa parte di Seine-Saint-Denis, il dipartimento francese con la più alta percentuale di immigrati e il più alto tasso di povertà, con il 28,6% dei suoi oltre 50.000 residenti che vive al di sotto della soglia di povertà secondo l’INSEE (l’Istituto nazionale francese di statistiche e studi economici).
Poche ore dopo i commenti di Mbappe e Thuram, la FFF ha delineato la propria posizione poche. Ha affermato di essere “profondamente attaccata alla libertà di espressione e di cittadinanza” e di “sostenere l’appello a uscire e votare“, ma che essa – e la nazionale – deve rimanere politicamente neutrale. “A questo proposito“, si legge, “va evitata qualsiasi forma di pressione e di utilizzo politico della squadra francese“. Ma è inevitabile che la Nazionale sia oggetto di campagna elettorale. Non è un segreto il forte legame tra Macron e Mbappé, al punto che si pensa che sia stato il Presidente a convincere il talento, prossimo sposo del Real Madrid, a prolungare il suo contratto con il Paris Saint-Germain nel 2022. La posta in gioco è alta. Queste elezioni legislative sono state descritte dal ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, come potenzialmente le più significative in Francia dalla formazione della Quinta Repubblica nel 1958. In Francia – e nell’enclave francese che si è insediata a Paderborn nelle ultime due settimane – la tensione è alta.