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Da Van Basten a Nagelsmann e Pioli, quale sarà il futuro del calcio?

L’innovazione va, il calcio resta. O almeno questo è quello che pensiamo noi, sempre troppo riluttanti ai cambiamenti. Dalle sostituzioni ai numeri di maglia, dai minuti di recupero, il cooling break, passando per il VAR e la prova Tivù. Le rivoluzioni, però, non ci sono mai state, ammesso che non si consideri l’assistente virtuale dell’arbitro una così netta rivoluzione, ovviamente. C’è da dire, però, che in questi anni, tanti, di calcio giocato ci sono stati degli allenatori che hanno provato a spararla grossa, o quanto meno a dare la loro visione del futuro del calcio o di un possibile futuro del calcio.

Da quando esiste c’è qualcuno che ne contesta l’efficacia, la bontà e l’intelligenza. L’obiettivo è sempre quello di migliorare la competitività, lo spettacolo e l’intrattenimento. Di fondo, lo sport è questo. Le regole non sono fatte per mettere nelle migliori condizioni gli atleti di performare, ma di permettere al pubblico di godersi una show degno di attenzione. È una verità a cui purtroppo, volente o nolente, ci dobbiamo scontrare. Soprattutto ai tempi della Superlega, che prima o poi, vedrete, si farà.

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In Germania il VAR si spiega in diretta su Twitter

La prima volta che nel calcio moderno qualcuno ha proposto una cosa che rimettesse le carte nel mazzo, per mescolarle e fornirle di nuovo ai giocatori è stato nel 2017, quando Marco Van Basten, uno degli attaccanti più eleganti, prolifici ed efficaci della storia del gioco suggerì un’innovazione per segnare ancora più gol:

Il calcio è un gioco fantastico, ma penso ancora che dobbiamo fare molto di più per renderlo migliore, più spettacolare, più interessante, più emozionante. Dobbiamo lavorare su questo punto: abolire o quantomeno modificare in maniera decisiva la regola del fuorigioco.

Solo così, secondo il fenomenale attaccante dell’Olanda e del Milan, i tifosi si potranno divertire ancora di più. E più gol significa sicuramente, secondo il Cigno di Utrech, più divertimento. Per fortuna che, ad oggi, la UEFA non ha nemmeno preso in considerazione questa proposta. Sarebbe quantomeno bizzarro, se non folle, spezzare una regola che già è stata rivista molte volte e che, grazie al VAR, ha trovato una dimensione scientifica. A Marco Van Basten bisognerà ricordare che sì, l’obiettivo nel calcio è fare un gol in più degli avversari, ma c’è da sottolineare che cancellando la regola del fuorigioco il campo si allunga, le difese si stringono a supporto del portiere senza mai salire, senza mai lasciare l’area piccola e, viceversa; le azioni offensive potrebbero passare soltanto da lunghi lanci dalla difesa. Una noia mortale fatta di muraglie cinesi poste davanti alle porte e attaccanti che provano ad entrare con la palla attaccata al piede dentro le torri avversarie. Fantasia.

Più rispettabile, seppur fantascientifica, l’idea del nuovo giovane e innovativo allenatore del Bayern Monaco, Julian Nagelsmann, che a inizio stagione ha dichiarato che:

Il football americano è molto più avanzato del calcio. Il quarterback è dotato di un auricolare per ascoltare il suo allenatore. È qualcosa di cui avremmo assolutamente bisogno anche noi. Abbiamo l’opportunità per rendere il nostro sport più moderno per il futuro.

Ma serve? Mi spiego: questa smania di modernità è utile? Il VAR è stato un’innovazione nell’ambito della giustizia e della correttezza. L’imperfezione fa parte della vita, di conseguenza del calcio. E il calcio, a differenza del football americano, non ha momenti di strategia statica – al netto dei calci piazzati – ma è in continuo movimento e qualsiasi interferenza potrebbe essere distruttiva più che costruttiva per la squadra e per il calciatore che dovrebbe diventare il quarterback del calcio. Assurdo.

La terza rivoluzione, che per fortuna non vedremo mai sui campi di calcio, è una regola che riguarda il basket, ossia quella della metà campo. Più una provocazione che una proposta, mi auguro, e a farla è l’allenatore del Milan, Stefano Pioli, che mentre parla ci prende gusto e in una botta sola ne spara due:

‘C’è una regola che inserirei: quando si supera la metà campo, poi non si può più tornare indietro, così si avrebbe un gioco più offensivo […] si farebbero più gol e sarebbe tutto più divertente’ – Forse. Ma aggiunge: ‘I cinque cambi sono importantissimi soprattutto quando si gioca ogni tre giorni. Fosse per me, metterei il tempo effettivo e time-out’.

Quello che dice l’allenatore del Milan non è falso, nel senso che nel basket la frenesia, la velocità, la continuità di gioco è anche dovuta alla regola della metà campo. Stando in uno spazio ristretto i passaggi devono essere più veloci, più precisi, ma allo stesso tempo nel basket l’obiettivo, ossia il canestro sta su un piano differente, verticale, e non è possibile ostacolare nessun tiro a canestro. Nel calcio la porta è sullo stesso asse dei giocatori e, probabilmente, si otterrebbe l’effetto contrario, ma poi il fuorigioco? Nella regola di Pioli esisterebbe? La modernità va bene, il futuro lo aspettiamo a braccia aperte, ma sovvertire o inventare di sana pianta delle regole che non vanno a colmare nessun vuoto, ma escono dalla bocca solo per fantasticare su uno sport rivoluzionario e diverso ha davvero poco senso. Forse, unendo i tre punti di vista dei personaggi citati qui sopra, verrebbe fuori un nuovo ed entusiasmante sport dove c’è un quaterback che gioca coi piedi e ascolta l’allenatore con l’auricolare, dove non si può tornare indietro dopo aver superato la metà campo e nel quale non esiste il fuorigioco. Non è male, anzi, sembra molto divertente, solo che, molto semplicemente, non è calcio.

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