Di lui una volta George Best disse: “Non sa calciare col piede sinistro, non sa colpire di testa, non sa contrastare e non segna molto. A parte ciò è un buon giocatore.” Eppure, oggi David Beckham è diventato molto di più di un semplice calciatore, ora è un’icona mondiale, inserito da Time nella lista dei cento eroi e icone del 2004. È curioso vedere come la figura di David Beckham goda di un’aura quasi divina a discapito di una carriera gloriosa, certo, ma non a livello dei grandi del calcio mondiale. Ancora di più se considerato che sia diventato abbastanza impopolare tra i supporter della nazionale inglese che non hanno mai digerito la sua espulsione ai mondiali del 1998 contro l’Argentina. Anche il rapporto difficile con Alex Ferguson, manager del Manchester United, ha aumentato i contrasti e le polemiche sullo Spice Boy.
Forse i miti diventano più iconici dopo essere stati scheggiati e macchiati; preferiamo i nostri eroi imperfetti. David Beckham è bravo con la stampa ed è stato capace di non stranire i suoi sponsor, anche se le sue doti non sono così largamente apprezzate. A dirla tutta è noto per non avere molte qualità. La sua poca astuzia è stata celebrata da aneddoti e barzellette conosciute in Inghilterra e in mezza Europa. Buon gusto? Il suo matrimonio viene tutt’oggi ricordato come uno dei più trash, specialmente per le sedute su cui i due sposi sedevano: troni dorati. Magari è la sua parlantina che lo rende cosi speciale? O il fairplay? Non si direbbe per nulla ricordando alcune sue interviste e rivedendo il calcio a Simeone in quella famosa partita dei mondiali, senza dimenticare la quantità di cartellini gialli e rossi collezionati quando giocava nel Real Madrid.
E allora, cosa rende David Beckham un’icona mondiale? Beckham possiede qualcosa che pochi giocatori di calcio hanno: il suo bellissimo aspetto. Dimenticando gli improponibili tagli che nel tempo ha sfoggiato (dal taglio alla mohicana ai rasta) e i suoi esperimenti in fatto di look (dalle unghia smaltate di rosa ai numerosi tatuaggi), la sua bellezza non passa inosservata: un sorriso accattivante, occhi nocciola e un corpo decisamente fantastico. Indimenticabile è stata la campagna pubblicitaria realizzata per intimo maschile. Proprio al suo aspetto si sono ispirati diversi artisti per creare le loro opere. Nonostante ciò, Beckham sembra essere il ragazzo della porta accanto; il suo viso pulito spinge i ragazzini ad inseguire i loro sogni. Alcuni pensavano che l’ossessione per la celebrità e la moda sarebbe stata la sua rovina, ma la sua vanità e l’egocentrismo nel look sono innate in lui. L’atleta stesso ha raccontato che da bambino si divertiva a scegliere i propri outfit in occasione di eventi speciali e feste. Notoriamente pignolo, Beckham una volta si è rifiutato di dare un passaggio con la sua auto ad un amico per evitare che rovinasse i sedili in pelle. Grazie ai suoi look e al suo stile, il giocatore è diventato anche simbolo dei diritti gay. Non ha mai temuto il diventare un’icona gay (cosa che spaventa la maggior parte dei calciatori), anzi ha sempre appoggiato la causa LGBT e la libertà che crede sacrosanta per tutte le persone di diverso orientamento sessuale.
Notoriamente pignolo, Beckham una volta si è rifiutato di dare un passaggio con la sua auto ad un amico per evitare che rovinasse i sedili in pelle.
L’altro suo grande vantaggio è la capacità di reinventarsi. Quando si trasferì a Los Angeles, sembrava fosse vicino ad un semi pensionamento o comunque si pensava fosse un primo passo verso il mondo di Hollywood. In questa fase si è evoluto, diventando un emissario della comprensione nel mondo, attivandosi come ambasciatore UNICEF e accompagnandosi a personaggi del calibro di Nelson Mandela. Qui viene fuori la sua gentilezza; un uomo nuovo, sex symbol, ma comunque padre di famiglia cosciente delle problematiche attuali.
Parte dello status iconico di Beckham è dovuto anche al modo in cui considera se stesso, ossia una persona umile, e l’umiltà è ciò che lo tiene coi piedi per terra, e che, allo stesso tempo, lo fa amare cosi tanto. L’atleta è di certo a suo agio nella condizione invadente del successo, vive della sua fama, accettandola senza mai apparire eccessivo sotto i riflettori. A differenza di quanto accaduto ad altri giocatori in passato, la moda e la fama non lo hanno rovinato, anzi si potrebbe quasi dire che lo hanno reso una persona migliore. All’inizio della sua carriera, appena famoso, David Beckham sembrava simboleggiare tutto ciò che di peggio c’è nella nostra cultura: ricchezza ostentata, narcisismo e il culto della celebrità. Ora la stampa lo erige ad esempio di perseveranza, di dedizione al lavoro e, soprattutto, di buon padre di famiglia.
Come spesso ha raccontato per lui la famiglia è tutto. A Good Morning Britain, talk show televisivo inglese dell’ITV, Beckham incalzato sul rapporto con i figli ha raccontato un diverte aneddoto:
Brooklyn sta attraversando quella fase adolescenziale in cui non vuole essere accompagnato dai genitori o in cui non vuole che si facciano alcune cose, che io puntualmente faccio. Un giorno, mentre lo accompagnavo a scuola, mi ha detto: ‘Mi puoi lasciare all’angolo?‘ L’ho accontentato, ma mentre camminava verso la scuola, ho abbassato il finestrino e gli ho urlato: ‘Ti voglio bene!‘ Non è stato molto contento. Nonostante la mia fama, sta crescendo come un ragazzo normale con tutti i pregi e i difetti dei suoi coetanei. Il tempo trascorso con i miei figli è quello migliore, se potessi starei sempre con loro.
Insomma, l’uomo dei sogni, no?