Jack Kerouac fece il suo primo down nell’autunno del 1935. Aveva tredici anni. Non aveva un fisico adatto per un giocatore di football, ma aveva tanta grinta e gambe potenti che ne facevano un velocissimo halfback. Prima ancora di mollare tutto per andare verso sud e iniziare la sua carriera da sbandato americano, il padre della Beat Generation era animato da una sola ed ossessiva passione, il football.
Di Camus si è detto tutto e ancora se ne dirà, ma l’aspetto spesso trascurato o preso sottogamba è la sua viscerale passione per il calcio, costantemente presente nelle sue opere. Il calcio è il grimaldello dell’amicizia tra Rambert e Gonzalès ne La Peste (opera quantomai attuale), Jacques, l’alter ego di Camus ne Il Primo Uomo, si innamora del calcio da ragazzino;
Várzea è un termine brasiliano che indica qualcosa di improvvisato o che non funziona nel modo corretto. Tipico dello stato di San Paolo, è un chiaro riferimento al tipo di campo irregolare di argilla in cui agli albori, nella fine del IXX secolo, venivano disputate le partite di calcio. Oggi il termine ha assunto un significato più ampio, indicando i tornei amatoriali che arricchiscono le giornate nelle favelas brasiliane.
Il giardino dei Finzi-Contini é un libro diviso in due parti. Mondi distanti pur essendo contemporanei, mondi paralleli vicini eppure distanti. Realtà spirituali divise da un muro geografico, da una recinzione che sottolinea un dentro e un fuori. Giorgio Bassani vuole sottolineare una solitudine che appare dalla divisione fisica dalla città, ma che si inalbera tra scelte politiche e sociali.
Chiunque si sia avventurato per le strade di Lisbona in un qualunque pomeriggio estivo,  riconoscerà chiaramente la sensazione che oggi vorrei raccontarvi. Una luce forte soffocante, un profumo di macerie e mare, un silenzio interrotto da qualche riproduttore audio poggiato sopra un frigorifero, ma soprattutto una quiete immobile che appare irreale.

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