metalupo dire wolf

Il ritorno del lupo del Pleistocene: la scommessa (reale) di Colossal per riportare in vita le specie estinte

C’è qualcosa di profondamente affascinante, e un po’ inquietante, nel leggere che una biotech texana ha riportato in vita il lupo del Pleistocene. Non è il titolo di un film di fantascienza né una trovata pubblicitaria: Colossal Biosciences, fondata dall’imprenditore Ben Lamm insieme al genetista di Harvard George Church, ha davvero fatto nascere tre cuccioli geneticamente modificati per assomigliare a una specie estinta da dodicimila anni: il meta-lupo o il dire wolf.

L’umanità ha sempre avuto un rapporto ambivalente con l’estinzione. Da un lato, ne è spettatrice passiva, come nel caso dei dinosauri o dei Neanderthal; dall’altro, ne è protagonista: le lance e il fuoco dell’Homo sapiens hanno decimato, per secoli, ogni specie che fosse troppo predatrice o troppo gustosa. Mammut, tigri dai denti a sciabola, alci giganti, dodo, tilacini, e una lista sempre più lunga che ancora oggi cresce, come dimostra la recente scomparsa del chiurlo dal becco sottile. L’estinzione, insomma, è antica quanto la vita. Ma l’idea di invertire il processo è nuova. Per la prima volta, non ci accontentiamo di salvare ciò che resta: vogliamo resuscitare ciò che è perduto.

Ben Lamm, seriale fondatore di startup, è l’anima imprenditoriale del progetto. George Church, luminare della genetica, la sua mente scientifica. L’incontro tra i due, dopo la pandemia, ha acceso la scintilla. Lamm, colpito da Covid e da un’improvvisa crisi di senso, ha cercato qualcosa di più “grande” su cui investire. Quando Church gli ha parlato del sogno di riportare in vita il mammut lanoso, Lamm non ha avuto dubbi: era l’inizio di qualcosa di rivoluzionario. Così è nata Colossal, con una promessa audace: de-estinguere la megafauna. Animali non solo estinti, ma iconici, familiari, riconoscibili. Creature che hanno lasciato un segno nella nostra immaginazione, oltre che nei nostri ecosistemi.

Il primo obiettivo era il mammut. Poi sono arrivati il dodo e il tilacino. Ma è questa sorta di meta-lupo a incarnare oggi il simbolo del progetto: potente, misterioso, mitico, protagonista della cultura pop, da Game of Thrones a Magic: The Gathering. Eppure, la sua resurrezione non è stata pianificata. È nata quasi per caso, durante una riunione interna, quando emerse l’idea di lavorare su una quarta specie. La scelta fu naturale: il lupo aveva tutto ciò che serviva per attirare attenzione, finanziamenti, e, forse, anche consensi.

Il processo è stato straordinariamente complesso. I genetisti di Colossal hanno analizzato due fossili: un dente ritrovato in Ohio e un cranio proveniente dall’Idaho, da cui sono riusciti a estrarre il DNA. Poi hanno confrontato quel codice con quello del lupo grigio moderno, suo parente più prossimo, e hanno selezionato quattordici geni da modificare, per rendere i nuovi animali più grandi, con teste più massicce e pellicce più chiare. Alcuni geni originari dell’animale, però, comportavano rischi come cecità e sordità. Per evitarli, il team ha scelto varianti genetiche diverse, più sicure, ma non perfettamente fedeli all’originale. Una scelta tra precisione filologica e benessere animale.

Dopo mesi di lavoro, gli embrioni modificati sono stati impiantati in due cagne surrogate. Il 1° ottobre 2024 sono nati tre cuccioli: Romolo, Remo e Khaleesi. Sono bianchi, enormi, con una presenza che sembra venuta da un’altra epoca. Sono, a tutti gli effetti, i primi meta-lupi. Nessuno aveva mai partorito un mammifero contenente DNA di un animale estinto. Nessuno aveva mai fatto così tante modifiche genetiche su un animale in un solo esperimento. Ma sono davvero lupi estinti? O sono solo lupi grigi con alcuni tratti preistorici? Gli scienziati stessi si dividono. Beth Shapiro, capo scienziato di Colossal, sottolinea che la perfezione genetica è impossibile: ogni animale è un risultato irripetibile di geni, ambiente e storia.

La biotech, che ha raggiunto un valore di mercato di 10 miliardi di dollari, non ha mai nascosto l’ambizione commerciale del progetto. Dietro l’idea visionaria, c’è un business solido: il rewilding degli ecosistemi con animali “restaurati”, il turismo ecologico, l’utilizzo delle stesse tecnologie per creare terapie genetiche, vaccini, perfino uteri artificiali. Tutto ciò che serve per far nascere un lupo, infatti, può essere applicato anche alla medicina umana. Lamm ne è consapevole. Il meta-lupo è solo la punta dell’iceberg. I suoi investitori – tra cui Peter Jackson, Paris Hilton e una nutrita schiera di venture capitalist – non scommettono solo su una nuova specie, ma su una nuova industria.

Non tutti però sono convinti. Alcuni scienziati parlano di marketing travestito da ricerca. Altri si chiedono se questi animali avranno una vita dignitosa o saranno solo esperimenti viventi. Ma Colossal ha cercato di rispondere anche a queste critiche, assumendo figure rispettate come Shapiro e collaborando con decine di enti conservazionisti. La linea ufficiale è chiara: questi animali non saranno esposti in uno zoo, ma vivranno in riserve controllate. Romolo, Remo e Khaleesi non potranno riprodursi. Altri esemplari verranno creati, ma saranno pochi, selezionati, e tenuti in sicurezza.

Alla fine, resta una domanda aperta: cosa significa veramente riportare in vita una specie? È possibile ricreare un animale del passato se non abbiamo più il suo mondo, i suoi genitori, il suo branco, la sua storia? Oppure stiamo costruendo qualcosa di completamente nuovo – una specie artificiale, nata dalla memoria e dal desiderio umano, più che dalla natura?

Colossal ha scelto di non rispondere in modo definitivo, ma Lamm lo dice chiaramente:

Non stiamo facendo Jurassic Park. Stiamo riportando gli animali nei loro habitat naturali.

Ma la distinzione è sottile, forse filosofica. Intanto, i cuccioli crescono. Giocano, inseguono foglie, masticano bastoncini, e osservano il mondo con occhi che nessun altro lupo ha mai avuto. Sono creature sospese tra ciò che era e ciò che sarà. E potrebbero segnare l’inizio di un’era in cui l’estinzione non è più un punto fermo, ma solo una fase temporanea.

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