Ed Cubberly non conosceva Anthony Hopkins quando nel 1989 ricevette una telefonata inaspettata da Kathleen Gerlach, assistente costumista per un film di cui non sapeva nulla e che solo due anni dopo sarebbe diventato un capolavoro cinematografico, Il silenzio degli innocenti. A quell’epoca, Cubberly lavorava come infermiere a Bayonne, nel New Jersey, ma nel tempo libero creava le maschere per i portieri della NHL, tra i clienti aveva gente come Mike Richter, Frank Pietrangelo e Mark Fitzpatrick. Mai, però, avrebbe immaginato che la sua abilità lo avrebbe portato a creare l’iconica maschera di quello che l’American Film Institute ha classificato come il cattivo cinematografico numero 1 di tutti i tempi.
Verso la fine degli anni Ottanta, gli scenografi de Il silenzio degli innocenti si presentarono in un negozio di oggetti scenici, il Gerry Cosby & Co. Sporting Goods di Manhattan. Pur non trovando nulla di interessante, non se ne andarono a mani vuote giacché presero il biglietto da visita di Ed. Gerlach lo contattò subito e da quella telefonata, iniziò l’incursione di Cubberly nel cinema e il suo legame con la celebre interpretazione di Hannibal Lecter, ruolo per cui Hopkins vinse un Oscar. Cubberly, da uomo modesto, oggi ricorda quell’evento con semplicità: “I miei 15 minuti di fama“, dice, “penso che siano andati bene“.

Il personaggio di Lecter compare a metà del film, ammanettato e legato a una barella: uno psichiatra brillante, ma anche un cannibale efferato, con informazioni utili per catturare un altro serial killer, Buffalo Bill. La figlia di un senatore è stata rapita, e Lecter, che sta per incontrare il politico, è vestito con una camicia di forza e una maschera in fibra di vetro che copre il naso e la metà inferiore del viso. Questo dettaglio, che rese la sua figura ancor più inquietante, era opera di Cubberly.
La maschera aveva un’apertura sulla bocca, coperta da tre barre di metallo: una precauzione contro i suoi istinti cannibali. Con uno stile minaccioso e un effetto inquietante, la maschera era perfetta per il personaggio di Lecter.
Era subdola e dall’aspetto spaventoso, perfetta per la scena.
Ed Cubberly
Quando Gerlach si rivolse a lui, gli descrisse la scena e le caratteristiche che la maschera doveva avere. Cubberly non impiegò molto tempo a definire il design: disegnò un abbozzo con un pennarello su una vecchia maschera, interpretando le indicazioni di Gerlach come se si trattasse di costruire una museruola. Coprì la bocca di Lecter e aggiunse dei fori all’altezza delle narici. Quando gli chiesero che colore avrebbe dovuto avere la maschera, Cubberly suggerì di mantenere la tonalità naturale, un verdastro marrone chiaro, tipico della fibra di vetro. Il colore, secondo lui, dava l’impressione che fosse un oggetto rudimentale, costruito in un ambiente come quello carcerario.
Durante l’intero processo, Cubberly non incontrò mai Hopkins di persona. Gli fu spedito un calco in gesso del volto dell’attore, che conserva ancora oggi, per adattare con precisione la maschera. Modellò l’argilla sopra il calco, creando la struttura su cui avrebbe poi applicato la fibra di vetro, completando la maschera in pochi giorni.
Con il suo atteggiamento calmo, colto e insieme brutale, Hannibal è diventato il modello del villain intelligente e affascinante, capace di ispirare allo stesso tempo terrore e ammirazione. Da John Doe in Seven fino al Joker de Il cavaliere oscuro, tutti hanno subito l’influenza del celebre killer. Hopkins, con una presenza sullo schermo ridotta a soli 16 minuti, riuscì a costruire un personaggio così magnetico che il pubblico non poteva fare a meno di esserne attratto.
Curiosamente, Cubberly non era un grande appassionato di cinema, ma andò a vedere Il silenzio degli innocenti insieme a sua moglie, appena uscì nelle sale. Non sapeva esattamente quando la maschera sarebbe comparsa sullo schermo, ma quando la vide, si alzò entusiasta e applaudì. Gli altri spettatori, sorpresi, lo invitarono a sedersi in silenzio. “Quella maschera l’ho fatta io!“, disse, ma nessuno sembrava dargli credito. Dopotutto, chi avrebbe immaginato che un oggetto così sinistro provenisse dal New Jersey?
Ricevette un compenso di 400 dollari per il lavoro e mantenne i diritti d’autore sul design, il che gli ha permesso di guadagnare un po’ di soldi extra nel corso degli anni, firmando contratti con aziende di costumi per Halloween per la riproduzione della maschera. Billy Crystal indossò la maschera originale quando presentò gli Oscar nel 1992, scherzando sul fatto che assomigliasse al portiere della squadra di hockey della Screen Actors Guild.

Ed non ha più visto la maschera originale dal giorno in cui la spedì da New Jersey a Pittsburgh, dove vennero girate le scene di Hopkins/Lecter. In compenso, conserva un ricordo speciale: una foto autografata dall’attore. Nella dedicata scrisse:
A Eddie,
tanti auguri e fai molta attenzione nelle notti buie, Eddie, perché io ti aspetterò e ti osserverò.
La firma di Hopkins è apposta due volte sulla foto: una con il suo nome e una con il nome del personaggio che Cubberly ha contribuito a rendere memorabile.