Maung Saungkha
Maung Saungkha

Il poeta che va in guerra

Il Myanmar è un Paese affascinato dalla poesia. I poeti sono celebrità, accolti con l’adulazione che, in altri luoghi, è riservata ad attori o atleti. E i versi, trasmessi in rime incisive rese facili dalla lingua birmana, sono stati a lungo politici, spesso usati per galvanizzare le masse. Fin dai tempi antichi, i poeti sono stati visti come figure di resistenza contro l’oppressione e il dominio straniero. Durante il periodo coloniale britannico ad esempio, i poeti anticoloniali usavano versi criptici per aggirare la censura e ispirare la ribellione. Personaggi come Thakin Kodaw Hmaing utilizzavano la loro abilità poetica per fomentare sentimenti nazionalisti e incitare il popolo a lottare per l’indipendenza. Questa tradizione di poesia politica non è scomparsa ma è più viva che mai, e trova nuova linfa nel complesso panorama politico e nella guerra civile che in questi giorni si sta consumando nel Paese.

myanmar guerra civile

Il 1° febbraio 2021, il Myanmar è stato scosso da un colpo di stato militare. L’esercito ha arrestato Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, e altri leader della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), annullando i risultati delle elezioni democratiche del 2020 che la NLD aveva vinto con un’ampia maggioranza. Questo colpo di stato ha scatenato una serie di proteste in tutto il Paese, con milioni di persone che sono scese in piazza per chiedere il ripristino della democrazia. La risposta delle forze di sicurezza è stata brutale. Le manifestazioni pacifiche sono state represse con violenza, e centinaia di persone uccise. È in questo contesto di crescente repressione che Maung Saungkha, un giovane poeta, ha deciso di prendere le armi.

Nelle afose giungle del Myanmar Maung Saungkha ha creato l’Esercito di Liberazione del Popolo Bamar (BPLA), un un esercito di circa 1.000 soldati. I Bamar solo l’etnia più popolosa e potente del Myanmar, gli unici che possono raggiungere i più alti ranghi dell’esercito, e la cui storia include il prendere di mira le minoranze etniche, usare lo stupro come strumento di guerra e circondare i villaggi con mine terrestri, secondo i gruppi per i diritti umani. Uno degli episodi più drammatici della storia recente che ha coinvolto direttamente questa etnia è il genocidio dei Rohingya. Tra il 2016 e il 2017, l’esercito birmano ha lanciato una brutale campagna di violenza contro i Rohingya, una minoranza musulmana nel Myanmar occidentale, costringendo centinaia di migliaia di persone a fuggire nel vicino Bangladesh. Le atrocità commesse includono uccisioni di massa, stupri e incendi di villaggi, e sono state descritte dalle Nazioni Unite come un “classico esempio di pulizia etnica“. Aung San Suu Kyi, una volta celebrata come icona dei diritti umani, ha subito critiche internazionali per il suo silenzio e la sua difesa delle azioni dell’esercito. La sua reputazione, costruita su decenni di resistenza pacifica, è stata profondamente danneggiata, e la fiducia della comunità internazionale nei confronti del suo governo ha iniziato a vacillare. Sebbene Maung Saungkha sia Bamar, ha denunciato lo sciovinismo etnico dei militari. Ha definito la persecuzione dell’esercito contro i musulmani Rohingya un genocidio, una designazione che gli Stati Uniti hanno poi adottato. Se la giunta militare cadrà, Maung Saungkha ha dichiarato che il Myanmar avrà successo solo come federazione equa di gruppi etnici. In una tale formulazione, i Bamar, rappresentati dal suo esercito, saranno solo un’altra milizia etnica. Tuttavia, è cauto riguardo a un eventuale ruolo futuro nel governo. “La rivoluzione è compito di poeti e artisti.” – dice – “La politica è compito di qualcun altro.

Maung Saungkha
Maung Saungkha

Maung Saungkha ha avuto sempre un rapporto contrastato con il Potere. La sua poesia è spesso diretta e provocatoria, e non ha esitato a sfidare apertamente il regime militare. Nel 2015, una delle sue poesie, in cui descriveva un tatuaggio sul pene, gli è costata sei mesi di prigione per diffamazione del presidente di allora.

Sulla mia virilità riposa
un tatuaggio raffigurante il signor Presidente.
La mia amata lo ha scoperto,
dopo che ci siamo sposati.
Era completamente devastata,
inconsolabile.

Quando il processo si è concluso, la NLD di Suu Kyi era a capo del governo. Ciononostante, Maung Saungkha è stato dichiarato colpevole. Aveva 23 anni.

Dopo il colpo di stato del generale Min Aung Hlaing nel 2021, Saungkha è fuggito in una zona sotto il comando dell’Esercito di liberazione nazionale Karen, un gruppo armato etnico che combatte contro lo Stato del Myanmar da generazioni. Lì e in altre zone di confine si è formato un governo ombra pro-democrazia, il cui ministro della Difesa, neanche a dirlo, è un poeta. E lì nella giungla ribollente Saungkha ha creato il BPLA, tra le cui fila ci sono attori, avvocati, scrittori e persino una modella.

Nella nostra rivoluzione, abbiamo bisogno che tutti si uniscano, anche i poeti. Soprattutto i poeti.

Ai suoi uomini e donne, però, non dispensa discorsi in rima. Nessun distico può salvarli in battaglia; devono imparare a sparare e combattere. Dopo il colpo di stato, almeno una mezza dozzina di poeti sono stati uccisi e più di 30 sono stati imprigionati, secondo la National Poets’ Union. Nel 2022, Linn Htike, anch’egli poeta, è stato colpito alla gamba da un fuoco di mortaio appena una settimana dopo aver terminato l’addestramento di base. Ci sono voluti mesi per riprendersi. “Posso sopportare il suono delle armi” – dice – “Il suono delle cicale in prima linea, quello non lo posso sopportare“.

Rakkha, il capo sergente istruttore di Maung Saungkha, è anche lui un poeta. Si occupa di addestrare le reclute, e il suo pensiero si può riassumere in questa frase rilasciata al New York Times:

Che tu sia un medico, un avvocato o un poeta, dimentica il tuo passato, dimentica il tuo orgoglio. Lo scopo dell’addestramento è imparare a non morire.

Con l’aiuto di milizie etniche, il movimento ribelle ora rivendica il controllo di oltre metà del territorio del Myanmar. Dopo un’offensiva concertata lo scorso autunno, la resistenza sta ora minacciando le principali aree urbane. Il cuore del Paese, però, rimane nelle mani della giunta.

Tre anni dopo aver formato la sua milizia, Maung Saungkha gestisce la ribellione in una baracca nella giungla circondato bottiglie vuote di Johnny Walker. Per lavarsi usa una canna di bambù che gocciola acqua piovana. La sera si fa luce con una candela infilata in una lattina di birra vuota, e quando si sposta in altre zone dorme nei monasteri buddisti colpiti da attacchi aerei dell’esercito regolare. Alcuni dei suoi soldati si lamentano della sua tendenza a dormire oltre il reveille o a trascorrere le serate partecipando a riunioni su Zoom con guerrieri da salotto che discutono di concetti teorici, come la giustizia riparativa. Dopotutto, Maung Saungkha è un comandante che non ha dimenticato di essere un poeta ribelle.

Per la pace in Myanmar, abbiamo prima bisogno della guerra. Quando avrò tempo, scriverò una poesia su questo, sulla nostra rivoluzione.

Tra i suoi combattenti c’è Wai, che prima del colpo di stato lavorava come saucier a Dubai. Non era attratta dalla politica, ma si trovava a casa quando la giunta prese il potere tre anni fa. La ripresa di una dittatura militare l’ha terrorizzata. Si è unita al neonato esercito di Maung Saungkha. E anche se non è una poetessa, quello che dice sembra essere ereditato dalla tradizione poetica del suo Paese:

Una goccia d’acqua, come me, non è nulla. Ma un’onda è potente.

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