Il club nasce nel 1990 a Başakşehir, uno dei distretti europei di Istanbul, con il nome di ISKI SK ed inizia a disputare le partite nel campionato amatoriale, venendo subito promossa nella TFF 2.Lig, la terza divisione del campionato turco. Quell’anno il nome viene cambiato in İstanbul Büyükşehir Belediyesi Spor Kulübü, divenendo la sezione calcistica dell’omonima polisportiva comunale voluta da Nurettin Sözen, l’ultimo sindaco di Istanbul prima dell’avvento di Erdoğan. Il club da lì inizia poi un continuo sali e scendi fra terza e seconda divisione, terminato solo 1996-1997, anno in cui si stabilizzano in quest’ultima; sarà solo con l’arrivo di Abdullah Avcı che, a partire dalla stagione 2006-2007, vedranno finalmente le stelle.
L’attuale allenatore del Trabzonspor riesce per la prima volta a portare il club in Süper Lig, la prima divisione turca, instillando nell’aria un po’ della sua magia che, però, svanisce con la sua partenza, condannando il club alla retrocessione nella stagione 2012-2013. L’anno dopo è subito promozione ed è allora che il Başakşehir trova un nuovo e potente padrone: il governo turco.
Nel 2014 viene infatti acquistato (in modalità non chiarissime) da dei membri vicinissimi allo Stato turco e, in particolare, ad Erdoğan, tanto che l’attuale presidente, Göksel Gümüşdağ, è il marito di sua nipote. Da quel momento in poi il legame con l’AKP non solo non è mai stato nascosto ma, anzi, ha dato vita a situazioni fra il ridicolo ed il surreale. L’esempio più lampante riguarda la partita d’inaugurazione del nuovo stadio nell’ormai lontano 2014 (sì, lo stadio è stato un regalo della nuova proprietà). Durante quel match non solo Erdoğan scese in campo, ma segnò anche una tripletta e, per questo, la società scelse di ritirare il numero indossato dall’allora primo ministro, il 12.
Dietro questa sceneggiata, però, vi era un disegno politico, dato che all’epoca Erdoğan era al terzo mandato come primo ministro e si candidava a diventare il 12esimo Presidente della storia turca; simbolismi a gogò per non lasciare nulla al caso. Grazie a questi profondi legami con il governo, il Başakşehir richiamò Avcı ed iniziò una serie di acquisti letteralmente faraonici per l’allora livello della squadra come, ad esempio: Robinho, Adebayor, Clichy, Arda Turan e, più recentemente, Mesut Özil; senza contare il lancio di alcuni giovani, fra cui spicca l’ex Roma Cengiz Ünder.
Con l’inizio della nuova era il Başakşehir è arrivato 7 volte su 8 fra i primi 4 posti, riuscendo persino a vincere il titolo nella stagione 2019-2020 sotto il timone di Okan Buruk, vecchia conoscenza della Serie A. Il fatto strabiliante, però, è che il club è uno dei meno amati e seguiti di tutta la Turchia, con alcuni episodi talmente paradossali da non sembrare veri. Per dirne una, anche se il loro stadio ha una disponibilità di ben 17.300 posti, tendenzialmente ne vengono occupati appena 2.500, molti dei quali acquistati dal gruppo di ultras 1453. Ai meno ferrati in storia tale cifra potrebbe non dir nulla, ma il 1453 è l’anno in cui Costantinopoli divenne ottomana e, visto l’amore del presidente per determinati periodi storici, non è strano che si siano innamorati perdutamente del club che in Turchia è talvolta soprannominato Erdoğan F.C.