ronaldo finale 98

Ronaldo e il mistero della finale dei Mondiali del 1998

È uno dei grandi misteri del nostro tempo: cos’è successo al fenomeno brasiliano prima della finale di Francia ’98?

Siamo a Parigi, estate calda ma non afosa, traffico intenso ma non invalidante. Nell’aria qualcosa che aggiunge ulteriore magia all’atmosfera già di per sé sognante della capitale francese, ovvero una febbrile attesa calcistica. Si sta per giocare la finale della Coppa del Mondo, Francia-Brasile, allo Stade de France di Saint-Denis.

ronaldo finale 98

Nessuno – da San Paolo a Brasilia, passando per i miliardi di fan del Fenomeno sparsi in tutto il
mondo – si aspetterebbe di andare incontro a un trauma collettivo destinato a restare irrisolto. Un trauma di cui la CNN ha recentemente provato a ripercorrere le tappe, disegnando lo scenario storico-sportivo di quel momento e raccogliendo le testimonianze di cronisti e calciatori, medici
ed esperti, così da restituire il peso specifico di quanto accaduto e le trame a tratti metafisiche che fu in grado di innescare.

ronaldo finale 98

Al termine della partita il tabellino registra un 3-0 per la Francia di Zinedine Zidane e scene di giubilo sugli Champs-Élysées. È l’unica finale della Coppa del Mondo che il Brasile perde tra il 1994 e il 2002, ma, per come si svolge, rappresenta molto di più. Il dramma di quei momenti è sintetizzato con efficacia dal commentatore della BBC, John Motson, che ha coperto 10 mondiali di calcio durante la sua carriera televisiva:

Come di consueto, vennero consegnati i fogli con le formazioni; ecco, il nome di Ronaldo non
c’era e tutti quelli che leggevano ebbero la stessa reazione. Ovunque c’era chi si alzava di scatto
e chiedeva cosa stesse succedendo. Rimanemmo lì seduti in assoluta agitazione per un bel po’ di
tempo.

Luís Nazário de Lima, per tutti Ronaldo, è la star assoluta del mondiale, l’uomo che i brasiliani
vedono come il condottiero verso il quinto titolo
. L’idea che non giochi è inconcepibile. La stessa CNN prova a restituire il peso della circostanza, paragonando l’Argentina che gioca una finale di Coppa del Mondo con Lionel Messi non convocato, senza alcuna indicazione preventiva di un problema o un infortunio della Pulce. Esattamente di una simile portata è la bomba atterrata sullo Stade de France. Mentre gli eventi si svolgono davanti a un pubblico televisivo quantificabile in miliardi di persone, nessuno sembra avere idea di cosa stia succedendo.

John Motson ricorda che un collega, Ray Stubbs, vide Pelè seduto in tribuna stampa e si precipitò a chiedergli cosa fosse accaduto, trovandosi, però, di fronte alle braccia allargate del campione brasiliano, che confermò di non saperne nulla. Uno “stato di totale confusione” dura almeno mezz’ora, e neanche la consegna di un documento con la formazione modificata fa molto per chiarire le cose. Nel foglio corretto, Ronaldo risulta regolarmente in campo con il numero 9, ma, senza ulteriori spiegazioni, nessuno può affermare con certezza che giochi davvero.

Francia-Brasile-1998-1
Il gol vittoria di Zidane

In quegli attimi infiniti, centinaia di giornalisti provenienti da ogni parte del mondo cercano
disperatamente di dare un senso a tutto: nella prima formazione c’era un errore di battitura? Si
è trattato di un cambio improvviso di tattiche e interpreti di gioco? Ma per chiunque abbia anche solo un minimo familiarità con il copione di una grande occasione come questa, ci sono altri indizi a suggerire che qualcosa sta andando nel verso sbagliato per il Brasile. Motson stesso conserva il ricordo vivido dell’assenza del Fenomeno dall’11 titolare per il primo riscaldamento sul campo.

ronaldo brasile 1998

Ciò che emerse in seguito fu che i giocatori verdeoro, che avrebbero dovuto prepararsi per la
più grande partita della loro carriera, erano profondamente angosciati per il loro amico e compagno di squadra. Dida, che faceva parte di quella squadra e che vinse il Mondiale solo quattro anni dopo, riferisce alla CNN che quando arrivò alla cena prepartita lo accolse un’atmosfera tetra. Gli sguardi erano angosciati, il silenzio totale, qualcuno sussurrò appena: “Ronaldo non sta bene, è andato in ospedale“. Solo diversi anni dopo, il Fenomeno ammise di aver avuto le convulsioni nella sua stanza, e di essere rimasto privo di conoscenza per alcuni minuti. Il suo compagno di stanza, Roberto Carlos, andò a chiamare il medico di squadra. Fu sempre Ronaldo a chiarire i diversi passaggi che precedettero il match, riferendo del ricovero e di esser stato sottoposto a “ogni tipo di analisi che si possa immaginare”. Nessuna di queste portò a una conclusione chiara: “Era come se quelle convulsioni non ci fossero mai state”, disse.

ronaldo finale 1998

Quando la squadra arriva allo stadio, Ronaldo è ancora in ospedale. Tutti sono completamente
all’oscuro circa le condizioni del compagno. Poi il miracolo, o almeno quello che lì per lì sembra presentarsi con i tratti della predestinazione: Ronaldo è negli spogliatoi, vuole giocare. A quel punto un’esplosione di felicità nel gruppo, e soprattutto un’enorme speranza; tutti sanno che Ronaldo “può fare qualsiasi cosa in una partita”, per dirla con le parole di Nelson Dida. Il CT del Brasile, Mário Zagallo, non si fa particolari domande; il suo sostituto, Edmundo, viene rispedito in panchina. Ma gli schemi frettolosamente riorganizzati nelle ore precedenti restano in essere: non c’è tempo per ridiscutere nulla. Non è affatto una coincidenza che i primi due gol della Francia arrivino da un Zinedine Zidane, abile a sfruttare le lacune della disorientata difesa verdeoro. Eppure non è solo quello il problema. Appena pochi istanti dal calcio d’inizio risulta evidente che Ronaldo non sta bene. Il 21enne campione brasiliano è letteralmente l’ombra del giocatore che ha trascinato i verdeoro in finale, con 4 gol e una facilità di corsa difficile da ricordare sui campi di calcio. Motson parla di un centravanti che “seguiva i movimenti dei compagni senza avere alcun impatto sul gioco“.

Quanto successo a Parigi – qualunque cosa sia successa – ha dato vita a una storia pluridecennale di ipotesi e teorie, come quella secondo cui l’allora nuovo sponsor del Brasile, Nike, abbia fatto pressione sul CT Zagallo per far giocare Ronaldo a tutti i costi, malgrado le pessime condizioni del fenomeno, perché non avrebbe mai potuto tollerare la perdita economica innescata da una sua assenza. La questione è finita persino tra gli scranni del parlamento brasiliano, anche se non ci sono mai state prove a sostegno di una simile tesi.

In molti hanno provato a evidenziare un collegamento tra il malore e le infiltrazioni di cortisone nel ginocchio, già sofferente del giocatore, in grado di scatenare una reazione allergica. Ma anche a distanza di 22 anni, persino le spiegazioni della figura medica più vicina all’ambiente sportivo brasiliano, il cardiologo Bruno Carù, non forniscono un responso chiaro. Carù riferisce che quello di Ronaldo fu un problema cardiaco probabilmente scaturito dalla prolungata postura
innaturale del collo, che causò la pressione del glomo carotideo, piccola massa di chemocettori
che funge da vero e proprio sensore, controllando il livello di ossigeno nel sangue. Il Fenomeno,
sdraiato sul letto in maniera scomposta a guardare il Gran Premio, avrebbe quindi perso i sensi,
vittima di convulsioni. Ma la posizione dell’ospedale parigino che lo ricoverò appena dopo il malore lega la crisi con una reazione al forte stress, visto che ogni esame non fu in grado di evidenziare nessuna anomalia. Diversi anni dopo, Ronaldo ricordò quei drammatici momenti con queste parole:

L’attacco è durato trenta o quaranta secondi e non è stata una crisi epilettica, ma ho avuto paura
di morire e sono stato malissimo, ho avuto le convulsioni. La lingua si è rovesciata, è arrivata in
gola, non respiravo e avevo la bava alla bocca, come mi hanno raccontato i compagni. È successo all’improvviso; ero sul letto e parlavo con Roberto Carlos, poi lui si è addormentato e io ho cominciato a sudare e perdere il controllo dei miei movimenti. Roberto mi ha sentito e si è
precipitato dal dottore.

Il direttore dell’albergo nel quale alloggiava il Brasile notò un insolito via vai attorno alla camera
di Ronaldo. Avvicinatosi, percepì subito la situazione di estrema emergenza, sentendo persino
gridare più volte la parola “morto”. Allarme niente affatto pronunciato a sproposito, considerando le uniche certezze cliniche che evidenziavano la bassissima frequenza cardiaca del centravanti, che con 18 battiti al minuto subì un rallentamento delle funzioni vitali talmente imponente da rischiare davvero la vita. La vicenda ha sempre mantenuto tratti quasi esoterici persino per lo stesso protagonista, che 4 anni dopo, prima della nuova finale dei mondiali di Yokohama, non voleva dormire temendo che potesse succedere di nuovo. In quell’occasione un giovane Dida, nuovo numero uno brasiliano e compagno di stanza di Ronaldo, rimase con lui in ogni momento, fino al calcio d’inizio.

ronaldo brasile 2002

Che sia vera o solo figurata, l’immagine di una veglia autoimposta che eviti un nuovo malore restituisce a pieno il senso di assoluto mistero che la circostanza ha continuato e continua tuttora
ad avere. Quasi come nel film Ricomincio da capo, dove i protagonisti si forzano a una notte insonne per evitare che Phil (Bill Murray) si ritrovi nella stessa inspiegabile condizione di svegliarsi e rivivere ancora lo stesso giorno, il 2 febbraio. Nella pellicola statunitense alla fine il 3 febbraio arriva, come arrivò per Ronaldo la finale del 30 giugno 2002 al Nissan Stadium di Yokohama, contro la Germania. Il match si concluse con un 2-0 per i verdeoro, doppietta del Fenomeno. Nominato uomo partita e consolidato il titolo di capocannoniere del Mondiale con 8 reti, Ronaldo chiuse probabilmente in quel momento un ciclo cruciale della sua vita e carriera. Si tolse un peso, ma il mistero, quello sì, continuerà ad aleggiare.

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