Ci sono storie che partono bene nel posto sbagliato o nel momento sbagliato. Ci sono storie mediocri in tempi bui in cui anche un lumino sembra una stella. Poi, ci sono storie importanti che capitano nel momento giusto, nel posto giusto e con tutti gli auspici a favore, ogni stella allineata. Sembrerebbe proprio questo il caso di Coco Gauff, enfante terribile del tennis americano, annunciata già da qualche anno come campionessa di prima grandezza. Del resto, se Coco Gauff fosse un’azione quotata in borsa gli analisti la bollerebbero decisamente “buy”, la sua storia del resto lo giustifica.
Coco, che sta per Cori, Gauff é una figura non allineata nel tennis, in parte per la sua giovane età, ma in parte anche per una storia che sa di fatica e molta, moltissima, responsabilità. Figlia di due atleti di livello universitario, Coco mostra sin dai primi anni una particolare indole ribelle ed energica, doti che avvedutamente i genitori pensano subito di indirizzare sul campo da tennis. Ad appena sette anni Coco si distingue con la racchetta tra le mani per disciplina, forza e sacrificio in campo. I genitori a questo punto intravedono, più che intuire, la possibilità di costruire una carriera professionistica per la propria figlia e ci puntano tutto.
Il padre dirigente d’azienda e la mamma, insegnate elementare ad Atlanta, decidono di mollare le rispettive carriere e trasferirsi a Delray Beach in Florida, meta ideale per chi voglia avvicinarsi al tennis professionistico, puntando tutto sul talento di Coco. Momenti difficili ma da cui si intravede bene la via luminosa della ragazza. Infatti bisogna attendere solo il 2017, anno in cui a tredici anni Coco Gauff si piazza in semifinale agli US Open, raggiungendo così il titolo di più giovane finalista del torneo di New York. Poco importa se perde in finale con la connazionale di origini russe, Amanda Anisimova, tutti si sono accorti del valore di Coco Gauff.
Ma proprio qui entra con forza la figura del padre di Coco, Corey Gauff. Da uomo lungimirante e calcolatore dedica tutto il proprio impegno nella gestione della carriera della figlia. Ma qui siamo di fronte ad una bella novità per il mondo del tennis: Corey Gauff é una figura diversa di padre del tennis. Se Andrè Agassi con Open ha raccontato la figura di un padre violento, cinico, disposto a tutto pur di lucrare sul talento del figlio, Corey Gauff si dimostra l’esatto contrario ottenendo però ugualmente ottimi risultati, anche se per il momento ben lontani da quelli del tennista di origini iraniane. Gauff padre é affabile, dolce, sorridente, ma la sua stazza gli dona comunque un senso di autorevolezza e forza. E Coco in brevissimo tempo è riuscita ad entrare nei tornei più importanti, protetta e stimolata dal padre nella selvaggia vasca di squali del tennis mondiale.
Caratteristiche che Coco riporta sul campo, nel modo di giocare, non perdendo mai il sorriso e dimostrando un approccio sano e maturo alla competizione sportiva. Rapporto anche divertente quello con papà come dimostrarono il siparietto della “parolaccia” all’Auckland Classic. Momento che insieme alla vittoria su Venus Williams a Wimbledon ha creato una vera e propria Gauffmania.
Un rapporto non simbiotico ma sinergico che a Corey Gauff é valso quest’anno il titolo di “Miglior allenatore dell’anno” per il Professional Tennis Registry, come esempio sia in tennistico che pedagogico. Una figura come si diceva nuova se pensiamo ai papà delle stelle del tennis, settore in cui si sono visti i peggiori esempi di paternità. Ma alla bella figura di padre che rappresenta Corey non sono certo mancate soddisfazioni che sono rarissime, come quella su tutte di vedere la figlia in un anno solo partire dalla posizione 540 del ranking WTA per arrivare alla posizione 51.
Padre manager e allenatore, ma di nuova generazione. Corey Gauff si é avvalso per la preparazione atletica di Coco della supervisione atletica di Patrick Mouratoglou (già allenatore delle Williams) e di Tony Godsick, padron dell’agenzia fondata da Roger Federer, per la cura dell’immagine.
Proprio l’interesse mediatico ha scatenato attorno a Coco Gauff e alla sua famiglia un importante business di sponsorizzazioni molto proficue e di prestigio. Se in molti si sono chiesti prima di Wimbledon 2019 che cosa ci facesse quella ragazzina sconosciuta con il marchio Barilla sulla maglietta, qualche mese dopo tutti hanno applaudito alla preveggenza dell’azienda di Parma o, in alternativa, alla bravura di chi gestisce l’immagine di Coco. Arriva invece quasi a sancire il successo mediatico della diciassettenne americana il nuovo spot New Balace che ritrae Coco Gauff a metà tra Black Panters e icona soul-funky, accompagnata da una fantastica colonna sonora affidata alla potentissima Little Simz. Uno spot forte e denso di suggestioni attuali con un, neanche velatissimo, ammiccamento al black power.
Ma del resto anche questo é Coco Gauff, una figura perfettamente aderente al suo tempo in cui una ragazza nera può farsi strada grazie alla propria forza, senza rinunciare ad una umanità solare e positiva. L’aneddoto di cui é stata protagonista con Ōsaka Naomi esplicita come la “diversità” di Coco stia nella sua sincerità contagiosa, capace di rendere empirico un avversario (che comunque aveva stravinto) al punto di condividere il microfono per l’intervista.
Ma alla bellissima innovazione portata dalla sua freschezza dovranno seguire i risultati, le vittorie, in modo da sancire definitivamente il passaggio da promessa a stella del tennis mondiale. C’è chi dice che il passaggio sarebbe potuto avvenire già quest’anno se l’emergenza Covid non avesse invalidato molte competizioni. Viene da credere a questa versione, in tal caso l’appuntamento con la storia é solo rimandato.