Heidi Krieger

Heidi Krieger e le altre ragazze interrotte dalla DDR

Pieno giorno, fuori. Dentro stanzette asetticamente bianche e luce al neon. Un gruppo di scienziati, sperimentatori estremi della sostanza umana, stanno osservando una ragazza. Sorridono fra loro, qualcuno fa segno di assenso compiaciuto. Intanto la ragazza ha elettrodotti più o meno dappertutto e uno sguardo ignaro. La ragazza non sa di stare diventando una macchina da guerra, ignora che quel suo bicipite che i maschietti le invidiano tanto, diventerà per lei una condanna. Fuori luce, dentro dati che vengono acquisiti da una macchina lontana parente del nostro computer.

Questa non è la scena iniziale di una nuova serie televisiva dì Netflix, non è un nuovo capitolo di Stranger Things, anche se da questo immaginario tra il primo digitale e il conservatorismo politico qualche autore ha di sicuro rimestato. Questo è l’inizio dell’avventura di Heidi Krieger nel mondo dell’atletica professionistica. Ma per capire meglio di cosa stiamo parlando dobbiamo fare un passo indietro, contestualizzare gli eventi.

Fra gli anni settanta e gli anni ottanta i Paesi dietro la Cortina di ferro scelgono la via del doping di Stato come arma di propaganda per combattere la Guerra Fredda. Intendiamoci, il doping è quella pratica di assumere (o far assumere) sostanze atte a migliorare le prestazioni sportive. La natura di queste sostanze è quasi sempre nociva alla salute di chi le assume, anche per questo la guerra al doping è una delle battaglie più sentite nel mondo sportivo internazionale. Spesso gli stessi atleti sono ignari delle conseguenze per la loro salute. C’è un’altra variabile a rendere antipatica la pratica di usare sostanze dopanti: l’antisportiva più conclamata. Ecco, qui rientriamo nella storia. Romania, Cecoslovacchia, Germania dell’Est ed ex Unione Sovietica utilizzeranno questa pratica diabolica scientemente per dimostrare al mondo che il comunismo è il meglio, la scelta vincente, a costo di qualche piccolo problema con la salute fisica e mentale dei propri atleti.

In Romania si sarebbe affermata la pratica di bloccare il naturale corso della vita ormonale delle giovani ginnaste al fine di migliorarne le prestazioni atletiche, in Cecoslovacchia la somministrazione di sostanze dopanti è addirittura generalizzata a chi pratica sport. In Germania dell’Est si radunano bambini di otto anni per allenarli a diventare campioni a suon di allenamenti disumani e somministrazione di droghe ormonali. Il mondo intero guarda con qualche sospetto i risultati sorprendenti delle delegazioni sportive dell’Est, la sola Germania dell’Est per diverse Olimpiadi vince più medaglie della super potenza Americana. Girano voci più o meno lugubri sulle vittorie olimpiche del blocco comunista ma nessuno ha un briciolo di prova, o quasi; bisognerà aspettare la caduta del Muro e l’apertura degli archivi della Stasi per conoscere la verità. Bisognerà aspettare il 2006 perché questa verità sia riconosciuta, abbia una sentenza legale, solo allora centinaia di atleti della Germania dell’Est saranno risarciti dal governo tedesco come “vittime dello Stato”. Si scoprirà che Lipsia e Dresda erano veri e propri laboratori per la costruzione di atleti invincibili. Migliaia e migliaia di giovani sportivi che a fine allenamento mangiavano come caramelle ormoni e sostanze che inibivano i ricettori della fatica. A ingurgitarne in numero maggiore, neanche a farlo apposta, sono le ragazze, violentate nella loro intimità al fine di trasformale in creature ambigue dai risultati sportivi insuperabili. Vi viene in mente qualcosa? Certo, i metodi usati dei nazisti per cambiare la specie umana. L’essere umano visto come cavia, il corpo come materiale propagandistico. Il tema è sempre quello: la folle vertigine di invincibilità del potere.

Tra le migliaia di bambini e giovani donne c’è Heidi Krieger. Heidi ha circa quattordici anni quando viene notata dagli stregoni. La ragazza ha una bella stazza e il peso lanciato dalle sue mani può già superare i dieci metri. I risultati sono notevoli, ma devono diventare insuperabili. La ragazza si allena e dopo ogni allenamento assume di buon grado pillole blu offertegli dai suoi preparatori sportivi. Anni dopo Heidi ammetterà che “gli allenamenti sembravano più leggeri con quelle pillole”. Ma la faccenda pian piano diventa sempre meno chiara, Heidi si accorge che qualcosa cambia nel suo corpo. Al crescere dei risultati, dal 1981 al 1986 Heidi Krieger passerà da lanciare dai 14 metri fino a 21 metri, crescono i dolori. I muscoli sono duri, a volte non rispondono per lungo tempo, le reazioni lente. Non è solo il corpo a non rispondere, Heidi sente quel corpo femminile come un involucro in cui non si riconosce, uno scafandro che non dialoga con un la mente e il cuore. Non si riconosce donna, non si sente donna. Il tempo passa ed Heidi Krieger cessa l’attività sportiva nel 1991, ufficialmente per problemi fisici. Ma sta succedendo qualcos’altro, Heidi lentamente sta diventando un uomo, ormai non si può più nascondere la questione. Heidi Krieger alterna periodi di stupore a manie suicide, la Stasi ha ucciso una ragazza e creato un uomo. Dopo l’apertura degli archivi delle Stasi si scoprì che Heidi Krieger assunse 2.590 milligrammi di steroidi solo nell’anno 1986, ovvero una dose spropositata anche rispetto agli standard immaginati nei laboratori di Dresda e Lipsia per drogare i propri atleti.

Nel 2006 al processo contro Manfred Ewald, l’ex dirigente sportivo della Germania Est, l’artefice della macchina dell’orrore che investì la Germania dello sport per circa vent’anni, non ci sarà Heidi a depositare contro di lui. Perché? Perché Heidi non c’è più, al suo posto depositerà un uomo grosso e con una voce baritonale. Si chiama Andreas Krieger, parla a nome di quella ragazzina, ora non vuole neanche più giustizia, ma solo verità. Andreas è un uomo che ha visto l’orrore e l’ha traspirato. Ora è sposato con Ute Krause, ogni tanto pensa ad Heidi e piange.

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