Italo Calvino manca da trentaquattro anni al mondo della letteratura. Il suo sguardo beffardo e sempre leggero avrebbe attraversato ancora con grande attualità la contemporaneità, come una saetta alla ricerca di un punto di vista originale e innovativo. Calvino attento narratore e protagonista della Resistenza, esponente di spicco della letteratura patafisica italiana. Calvino che alle cronache sportive dedicherà alcuni scritti molto interessanti dal punto di vista letterario, anche se decisamente poco ortodossi giornalisticamente parlando. Fantastico il racconto di Italia-Inghilterra in cui lo scrittore non entra neanche allo stadio per riservarsi di raccontare l’atmosfera di Torino vista come città per un giorno vestita a festa. Calvino fu uomo di grandi passioni e famelico di spunti e visioni. Neorealista, fanta- scientifico, politico, combinatorio, popolare e molto altro. Tutto questo spettro di immaginazione resta in buona parte da digerire ancora oggi per noi lettori posteri, stupiti dai suoi voli pindarici compiuti in punta di penna.
Ma mi piacerebbe giocare ad un gioco con voi oggi. Mi piacerebbe trasformare, bontà di Calvino che dovrà perdonare l’hybris con cui mi rivolgo alle sue parole, l’opera dello scrittore sanremese in un manuale del calcio puntellato da massime di saggezza. Giocherei, se permettete, con la fisica dei personaggi di Calvino per trarne alcuni concetti che potrebbero trasformare giocatori e squadre in vincitori infallibili.
Le tagliatelle della Signora Ph(i)Nko
Si parla tanto di tattica e di strategia, si guardano le partite degli avversari e addirittura le si studia coi Big Data. Insomma nulla si lascia più al caso nel calcio moderno, proprio per questo assumono ancora più valore gli uomini che riescono ad immaginare spazi, a trovare geometrie che non troverebbero posto nella teoria euclidea. Come direbbe Soriano:
Ci sono tre generi di calciatori. Quelli che vedono gli spazi liberi, gli stessi spazi che qualunque fesso può vedere dalla tribuna e li vedi e sei contento e ti senti soddisfatto quando la palla cade dove deve cadere. Poi ci sono quelli che all’improvviso ti fanno vedere uno spazio libero, uno spazio che tu stesso e forse gli altri avrebbero potuto vedere se avessero osservato attentamente. Quelli ti prendono di sorpresa. E poi ci sono quelli che creano un nuovo spazio dove non avrebbe dovuto esserci nessuno spazio.
Metteteci chi volete in questa categoria di calciatori, io mi ricordo di un Pirlo che in una semifinale immagina un canyon per Fabio Grosso che segnerà una rete da naso all’insù a vita, ma insomma, ci siamo capiti sulla categoria di cui stiamo parlando.
A tutti gli aspiranti trova-spazio consiglierei di leggere la descrizione della preparazione delle tagliatelle della signora Signora Ph(i)Nko che grazie alla propria generosità culinaria inventa la cosa fondamentale per vivere nell’atmosfera terrestre: lo spazio.
“Si stava così bene tutti insieme, così bene, che qualcosa di straordinario doveva pur accadere. Bastò che a un certo momento lei dicesse:« Ragazzi, avessi un po’ di spazio, come mi piacerebbe farvi le tagliatelle!». E in quel momento tutti pensammo allo spazio che avrebbero occupato le tonde braccia di lei muovendosi avanti e indietro con il mattarello sulla sfoglia di pasta, il petto di lei calando sul gran mucchio di farina e uova che ingombrava il largo tagliere mentre le sue braccia impastavano impastavano, bianche e unte d’olio fin sopra al gomito; pensammo allo spazio che avrebbero occupato la farina, e il grano per fare la farina, e i campi per coltivare il grano, e le montagne da cui scendeva l’acqua per irrigare i campi…”
Le cosmicomiche
La leggerezza
Contrastando con la visione popolare che la vorrebbe sinonimo di frivolezza, la leggerezza è l’arte di saper vivere introducendo un quid di visione, fantasia, locura come direbbero gli autori di Boris. Quando il calcio diventa solo pensiero agonistico, solo routine, solo soldi, la bellezza e la forza spariscono. La leggerezza è quella che fa compiere le imprese straordinarie e che trasforma una domenica pomeriggio di calcio in un momento di poesia. Certo, come direbbe Calvino, serve l’hard disk, l’allenamento, la preparazione, i contratti e tutto il resto, però non dobbiamo dimenticarci che la palla può diventare una navicella spaziale che sfida e trasgredisce le regole della fisica classica. Esempi di leggerezza sono Maradona, il Brasile di Romario e Ronaldo, quasi tutto quello che ha fatto Ronaldinho e il Camerun di Roger Milla ad Italia ‘90.
“Oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime: come i messaggi del DNA, gli impulsi dei neuroni, i quarks, i neutrini vaganti nello spazio dall’inizio dei tempi… Poi, l’informatica. È vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware, ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d’elaborare programmi sempre più complessi.”
Sei lezioni americane
La formica argentina
Fino troppo facile con questo sottotitolo immaginare che qui si parli di Lionel Messi, in effetti c’entra ma non volevo parlare solo di lui. Il racconto di Calvino che prendeva spunto da un fatto reale di cronaca, narra dell’invasione di una specie di formica denominata appunto Argentina. Il racconto, che Calvino definì più volte iper-realistico, mette in evidenza la tenacia e la capacità di far gruppo di questo piccolo esprimo caparbio e pervicace. Consiglierei la lettura a giocatori che non possiedono immediatamente le caratteristiche del prototipo del calciatore modello, ma anche a tutte quelle squadre minori che trovandosi di fronte ai grandi team nazionali e internazionali devono puntare su altre caratteristiche che non siano la tecnica e l’eleganza. Un esempio vincente di formica argentina calcistica è il Tottenham che l’anno scorso riuscì ad arrivare in semifinale di Champions League con una squadra dai valori di certo non omogenei. Crederci sempre, comunque.
“Avevamo di fronte un nemico come la nebbia o la sabbia, contro cui la forza non vale”.
La formica argentina